La ragazza del futuro non è solo un album di canzoni ma molto di più, un progetto artistico senza limiti rivolto verso la società e in particolare ai giovani del nostro Paese. Un artista oggi ha la possibilità di superare le barriere del disco con la musica, attraverso la sinergia e la collaborazione con altri artisti e nuovi linguaggi per portare un messaggio concreto di speranza e attenzione su realtà che fino ad ora sono state viste come distanti. Io vorrei è un progetto ideato da Cesare Cremonini in collaborazione con Giulio Rosk, per promuovere la ricerca della bellezza come valore: sui muri di Ostia, nel quartiere Sperone di Palermo, Ponticelli a Napoli, Isolotto a Firenze verranno realizzate delle opere d’arte permanenti e simboliche. Ogni murales raffigurerà il volto di uno dei bambini del quartiere, i cui occhi rappresentano lo sguardo sul futuro. Un gesto concreto per creare opportunità, per riaccendere la speranza e raccontare la storia del nostro domani attraverso periferie simbolo. A Radio Kiss Kiss Italia ne abbiamo parlato proprio con Cesare Cremonini
Pino: sei a Napoli, Cesare
Cremonini: sì, sono proprio a Napoli
P: cos’è questo progetto?
C: è un progetto che guarda negli occhi i ragazzi. Sono in una scuola nel quartiere di Ponticelli, una scuola che ha dato anche l’immagine di questo murale che abbiamo realizzato su uno dei palazzi del quartiere. È un murale molto molto grande. Lo posterò sui social così come il video con questi ragazzi e i loro insegnanti che molto generosamente si sono uniti al progetto che si chiama Io vorrei. E’ un modo per un ire l’arte, il futuro e soprattutto la vita spesso dimenticata di questi bimbi di questi quartieri che sono al centro dell’attenzione ma che è forse grazie ad un cantante, a un artista che si muove nel territorio e che cerca di abbracciare un’idea comune di futuro che possono avere l’attenzione per sentirsi importanti e al centro dell’attenzione che secondo me può essere molto importante per la loro idea di futuro
P: e sono proprio gli occhi di questi ragazzi al centro di questo murale, occhi che guardano al futuro
C: sì, guardano soprattutto noi nel senso che noi abbiamo una responsabilità nei loro confronti. Lo sguardo di questi bambini rappresentati in queste opere, che tra l’altro sono permanenti quindi resteranno per sempre, sono rivolti al futuro ma quando li guardi guardano te, nel senso guardano chi passa per cui possono offrire un giudizio o una riflessione, commozione. Sono sentimenti che l’arte cerca di esprimere e che possono diventare condivisibili da milioni di persone. Ed è questo il messaggio del progetto Io vorrei.
P: la parola futuro in questo periodo ha un peso importante
C: sì, io sto incontrando i bambini di tantissime scuole da Palermo a Ostia, poi andrò a Firenze fino a Bologna e Milano. Hanno uno sguardo che a noi adulti in questo momento è arrivato nel senso che noi stiamo affrontando da persone mature un momento storico davvero complesso, indecifrabile per certi versi e di grande incertezza ma non possiamo trasmetterlo a loro. Per i bambini, anche un giorno come questo in cui sono venuti a scuola, ho giocato con loro, ho visto le loro classi ho dato importanza a ciò che fanno. Un momento di ritrovato benessere per quanto riguarda l’idea del futuro. E poi questi bambini vengono anche da quartieri che ogni giorno devono affrontare disagi. Credo che questo sia anche un modo per dire a noi stessi adulti che invece il futuro c’è proprio negli occhi di questi ragazzi
P: chi è la ragazza del futuro?
C: la ragazza o il ragazzo del futuro è ognuno di noi, l’idea di futuro è una cosa, almeno per un artista come me, che assume una dimensione sempre più larga. Io credo che davvero prima o poi dobbiamo guardarci bene negli occhi e abbattere le differenze e capire che il buon senso è l’unico modo per affrontare insieme un momento storico difficile per il nostro Paese, per le nostre città, per la nostra identità, credo davvero che la parola futuro sia un diritto per ognuno di noi quindi è insieme che possiamo affrontarlo. Sembrano parole retoriche ma forse è veramente il momento di abbattere le differenze, le divisioni. Anche il fatto che io sia qui in questa scuola, al quartiere Ponticelli per me ha un valore molto importante sia come persona che forse per i ragazzi e per chi in questa scuola ci lavora. Non c’è u n mondo di serie A e un mondo di serie B, siamo nello stesso mondo e dobbiamo affrontarlo insieme.
P: Cesare Cremonini, grazie di essere stato con noi
C: grazie, sono stato felice di sentirvi. Un abbraccio a tutti i napoletani e a voi!