Covid 19, fine della pandemia? Giovanni Rezza a KKI:” Con il virus declassato, se ne parlerà di meno. Attenzione, però, ai più fragili”

Il Covid 19 sta per essere declassato. Era la fine di gennaio 2020, quando il Comitato d’Emergenza dell’Organizzazione mondiale della sanità decretò il virus di interesse internazionale. Ora, considerata la diffusione della malattia e la sua pericolosità, l’annuncio ufficiale della fine della pandemia dovrebbe arrivare a giorni dopo l’ennesima riunione del Comitato. Intanto a Radio Kiss Kiss Italia ne abbiamo parlato con il Professor Giovanni Rezza,  direttore generale della prevenzione sanitaria al Ministero della Salute

Ida: Professor Rezza, buongiorno! Sono passati tre anni dalla nostra ultima intervista ed il Covid era ai suoi esordi

Professor Rezza: buongiorno a voi! Sì, sono stati tre anni lunghi e duri, per fortuna negli ultimi sei mesi la situazione si è trasformata.  Da quando è arrivata la variante Omicron, che ha causato tantissimi casi, non gravi grazie alla vaccinazione e a precedenti contagi, la malattia è cambiata. Abbiamo assistito alla fine sociale della pandemia, le persone hanno ricominciato a vivere, ad andare nei ristoranti senza mascherine, a parte le persone fragili e gli anziani per cui l’attenzione deve comunque rimanere alta. È chiaro che non si può dire che il Covid non ci sia più, c’è ancora ma per fortuna lo si può trattare come altri virus respiratori.

I: Professor Rezza, la campagna di vaccinazione quanto è stata importante?

P. Rezza: sicuramente sono state molto importanti, ad oggi sembra quasi sottovalutato il ruolo che abbia avuto. Le ondate del 2020 furono devastanti e quando arrivarono a Dicembre 2020 ci fu la corsa ai vaccini. La campagna vaccinale fu molto aggressiva e con il 90% di risposta da parte della popolazione si è sviluppato così “l’immunità ibrida”. Nessuno poteva immaginarsi ad inizio pandemia di poter avere nel giro di un anno un vaccino pronto.

I: cosa abbiamo imparato da questa pandemia, da questo momento così duro? Anche in vista del futuro…

P. Rezza: Con la Spagnola, l’Asiatica, lo scorso secolo ci ha insegnato che nel giro di qualche anno possono verificarsi emergenze sanitarie diverse come è avvenuto prima del Covid con la suina, l’aviaria e la Sars subito bloccata. È ovvio che la possibilità di un’altra pandemia c’è e ci sarà ma non possiamo dire quando, il che vuol dire provare ad essere sempre preparati prima, questo forse è il messaggio più importante che ci ha lasciato.

I: intanto aspettiamo la riunione dell’OMS per decretare la fine della pandemia, cosa significherà, Professore?

P. Rezza: qualche mese fa c’è già stata una prima riunione per declassare la pandemia, purtroppo però, nel luogo in cui tutto è iniziato, in Cina, il virus era tornato. C’era timore per ipotetiche mutazioni che potessero circolare tra la popolazione. Attualmente il Covid19 è ancora dichiarato un “public health emergency of international concern” e a giorni si potrebbe decidere di non definirla più un’emergenza, passando la parola al Direttore generale dell’OMS Tedros. A quel punto, se dovessero declassarla inizieremo a sentirne parlare sempre di meno, l’interesse tenderà a diminuire nonostante il continuo controllo e monitoraggio della situazione epidemiologica.

I: grazie mille professore, buona giornata e buon lavoro!

P. Rezza: grazie mille a voi!

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