Tre notti

Periferia di Roma, venerdì 29 novembre 1991. Andrea ha quindici anni e sua madre lo accompagna per l’ultima volta a vedere il padre, o meglio ciò che resta di quell’uomo che da tempo li ha abbandonati per andare a vivere con un’altra donna e che adesso un cancro si sta finendo di mangiare, questione di poche ore. Scenario di questo incontro totalmente asimmetrico, giacché il padre non ha più le forze per guardare il figlio né rispondere alle sue domande, è “la fattoria”, come la chiama Andrea, la casa che gli uomini della sua famiglia hanno tirato su con le proprie mani, sacco di cemento dopo sacco di cemento. Sconvolto da quell’incontro, quasi febbricitante di dolore, di rabbia, spaesamento e rimpianti, il ragazzo ruba la macchina del nonno e scappa via, senza nemmeno saper guidare, facendo perdere ogni traccia di sé anche a sua madre, che lo cerca disperata. Un coro di indimenticabili personaggi maschili irrisolti – puntellato da donne quantomeno risolute, come Martina, sedici anni, perdutamente innamorata di Axl Rose, bellissima senza sapere di esserlo – accompagnerà Andrea lungo tre notti decisive, in un viaggio alla scoperta di se stesso e di un padre che, in fondo, non ha mai conosciuto. Fra gli altri Memmo, proprietario del Bar dello Sport, Nerone – una laurea in Filosofia, mille lavori e pure la galera alle spalle -, lo zio Mauro e Sorcapelata, primi omosessuali in borgata. Uomini spesso brutali, grevi, traditi e traditori, eppure sempre solidali, complici, custodi l’un con l’altro dei segreti di una vita. Tre notti è il racconto di un’adolescenza che esplode per poi ricomporsi lentamente, faticosamente, nel tempo. Un romanzo di formazione sorprendente, duro e dolcissimo, la prima prova narrativa di uno degli attori più amati e popolari del cinema italiano.

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