18enne ucciso a Mergellina, M.L. Iavarone a KKI: “Secondo un report dell’Ue, Napoli prima metro area per uso armi tra i minori”

Ancora sangue versato da parte di un ragazzo di appena 18 anni. Il fatto è avvenuto a Mergellina intorno alle 2.40 tra domenica e lunedì. Francesco Pio, questo il nome della giovane vittima, è stato raggiunto da un proiettile al cuore durante una lite alla quale era estraneo. L’omicidio è l’ennesimo atto violento registrato a Napoli tra minori o poco più che maggiorenni. A Radio Kiss Kiss Italia ne abbiamo parlato con Maria Luisa Iavarone che purtroppo ha vissuto un’esperienza simile con suo figlio Arturo nel 2017.

Ida: Maria Luisa, buongiorno!

Maria Luisa: buongiorno a voi e grazie mille dell’ospitalità

I: da donna, da madre soprattutto, ciò che è accaduto colpisce moltissimo, no?

M: certo, è un fatto che colpisce. Sono anni che mi occupo dell’aspetto scientifico ed accademico di questi avvenimenti, e rispetto a questa vicenda, ad inorridire è l’uso di armi da parte di minorenni per motivi futili. Questa criminalità fa di Napoli, secondo il rapporto Fire dell’Unione Europea, la prima metro area in Europa per devianza grave minorile che ha previsto l’utilizzo di armi da fuoco. Ci troviamo davanti ad un fenomeno emergenziale vero e proprio che caratterizza purtroppo i nostri territori.

I: ma perché ci troviamo di fronte ad una realtà così? Cosa sta succedendo a questi ragazzi?

M: sicuramente si tratta di molteplici e complesse motivazioni che riguardano l’evoluzione del sistema sociale e le relazioni educative e familiari a cui questi ragazzi fanno riferimento. Si rimane perplessi all’idea su come sia possibile che dodicenni siano ancora in giro oltre la mezzanotte, ad esempio. C’è sicuramente un lassismo dei sistemi educativi e sociali, e specialmente familiari i quali consentono loro di assumere delle condotte al di là dell’immaginabile. Un’altra responsabilità sicuramente va attribuita alle nuove tecnologie, sempre più violente. Non ultimo, è da sottolineare, il dato inquietante della movida selvaggia dove per le strade vi sono sempre più assembramenti è più deficit di controlli.

I: ma questi giovani armati, dove vanno a fornirsi, dove prendono queste armi?

M: ti ringrazio per questa domanda perché è oggetto di un rapporto che sta per uscire, “Ragazzi che sparano” insieme al Professor Giacomo Di Gennaro della Federico II. Abbiamo scoperto che esistono dei canali commerciali, di approvvigionamento, di smercio prevalentemente provenienti dall’Est Europa che hanno un hub, uno snodo proprio nel nostro territorio, esattamente tra l’area del giuglianese e il Parco Verde di Caivano. Sono armi utilizzate per reati dimostrativi, a scopo intimidatorio per presidiare le piazze di spaccio. È chiaro che la circolazione illegale delle armi ha un canale privilegiato, dalle associazioni, i clan, le attività criminose verso minorenni per i quali esiste sempre il dogma dell’imputabilità e l’impunibilità.

I: per quanto riguarda quest’ultime, c’è chi suggerisce di abbassare l’età di punibilità chi invece afferma il contrario e punta sulla prevenzione. Quali misure bisogna prendere a questo punto, Maria Luisa?

M: siamo sicuramente ad alti livelli di intolleranza e inaccettabilità. Quando perdiamo un giovane non solo si ha la perdita umana ma anche quella di capitale sociale e automaticamente economico e di questi tempi non possiamo proprio permettercelo. Personalmente, sono per la prevenzione. Abbassare l’età di imputabilità non credo sia la soluzione ma diverticolare una subcultura della devianza e della violenza che nasce molto prima dei 14 anni di imputabilità. Il problema molto spesso sta alla base, il primo precursore della devianza è proprio nascere in famiglie devianti. Bisognerebbe prendere in carico questi sistemi educativi fragili e negligenti molto precocemente.

I: quindi lei sarebbe d’accordo con quanto sostenuto dal Presidente del Tribunale dei Minori di Napoli qualche giorno fa: chiamare in causa le famiglie e riconoscere loro la responsabilità fino all’intervento degli assistenti sociali.

M: esiste già come misura in teoria, nella pratica ovviamente risulta più difficile farlo. Ciò che andrebbe fatto, è immaginare delle misure di responsabilità giuridiche sulle famiglie negligenti, come ad esempio, prevedere la sottrazione dei figli e addirittura in casi estremi non solo ammende e sanzioni ma anche il carcere. Questa potrebbe essere secondo me una misura forte che disarticolerebbe e appunterebbe la responsabilità sugli adulti prima ancora che sui minori.

I: intanto, la ringraziamo per il suo intervento, mentre piangiamo un ragazzo di diciott’anni con tanti sogni.

M: grazie mille, buona giornata a voi e a tutti i radio ascoltatori.

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