Finalmente, dopo averlo conosciuto solo telefonicamente, Achille Lauro è passato a trovarci negli studi di Radio Kiss Kiss Italia per parlarci del nuovo tour. Dopo aver conquistato un successo enorme la scorsa estate con un live carico e sfarzoso (“Achille Lauro Superstar” ndr), sbarca nei teatri muovendosi in una dimensione intima.
“Dopo il tour mastodontico della scorsa estate stiamo proponendo una versione dei brani in acustico, ritornano all’origine dei brani stessi: chitarra e voce, pianoforte e voce … si aggiunge un violoncello.
È tutto molto bello, nonostante io abbia sempre dato molta attenzione alle parole,
questo le enfatizza ancora di più…le impreziosisce. Io sono molto fissato con i grandi concerti, però devo dire che questa dimensione da qualcosa in più.”
In occasione della tappa partenopea abbiamo chiesto ad Achille Lauro se le varie città che ospitano i suoi concerti possano in qualche modo modificare e aggiungere qualcosa al percorso dei suoi live. “Le città ti danno tanto… io a percepisco l’energia delle città. Napoli mi dà tanto, perché è molto vicina a dove sono cresciuto. Io sono cresciuto ai bordi di Roma, in periferia e quell’aspetto legato alle tradizioni e al punto di vista umano la vivo bene. E soprattutto oggi che il successo un po’ ti scherma, la mia vita privata non esiste più, non vivo più l’Italia come una persona comune. L’altra faccia del successo è questa e ne sono contento perché avendo avuto successo con la mia passione non potrebbe non essere così, però ecco quando arrivo a Napoli percepisco un po’ quella magia dell’umanità, della tradizione; tutte quelle cose che trovi nel popolo caldo… di noi del centro Sud. Napoli è una terra magica, di musicisti pazzeschi; è una terra d’arte, ma a me la cosa che appassiona di più di tutte è veramente passeggiare per i vicoli e percepire quella cosa lì che ancora esiste cioè: la tradizione. Quello. Che era 50 anni fa è rimasto e non è scontato.”
Anche il suo percorso non è scontato, perché è cambiato nel tempo. Achille Lauro si è dedicato a tanti ambiti dell’arte e dello spettacolo, sdoppiandosi e studiando in maniera veloce e immersiva.
“Prima di tutto sono una persona che non dorme. Per fare quello che ho fatto a qualcosa dovevo rinunciare e sono partito dal dormire un po’ meno (ride) e poi io amo quello che faccio. C’è una ricerca maniacale e ossessiva, ma non per stupire il pubblico, perché questa cosa è stata sempre
fraintesa. Andare, per esempio, Sanremo dove si è pensato che io volessi stupire), ma in realtà io portavo davvero delle performances artistiche che erano il riflesso di quello che per me era il concept della canzone. Cioè io quando ascolto una canzone immagino qualcosa e cerco di proiettarla fedelmente. Quando ascoltiamo una canzone tu non pensi a un’immagine, un colore, un ricordo? La musica suscita qualcosa, e io che scrivo canzoni cerco di proiettare esattamente in maniera fedele quello che ho in testa.
L’incontro con l’artista è stata anche un’occasione per parlare del suo libro “L’ultima notte – 16 marzo”, un racconto poetico sviluppato nell’arco delle 24h del 16 marzo (Che è anche il titolo di una sua celebre canzone con la quale abbiamo salutato Lauro) oltre a chiedergli come si sviluppa il suo metodo compositivo musicale che riesce spesso ad unire sonorità leggere a testi impegnati e ricchi di simboli e suggestioni.
Un’intervista imperdibile da riascoltare qui per conoscere meglio un artista eclettico e una persona dai toni delicati e accoglienti