L’8 febbraio si celebra il Safer Internet Day, ovvero la Giornata mondiale della sicurezza in rete. Quest’anno, l’iniziativa è dedicata ai più giovani che, secondo una recente ricerca sulla quantità e sulla qualità delle ore trascorse online, fanno registrare un segno meno per quanto riguarda il tempo passato in rete. A Radio Kiss Kiss Italia ne abbiamo parlato con Livio Varriale, esperto di cybersicurezza
Ida: buongiorno Livio e bentrovato
Varriale: buongiorno a voi
I: non è mai abbastanza parlare dei rischi che si corrono quando si va online. Rischi sempre più sofisticati, bisogna correre per stargli dietro così come corre la tecnologia
I: una volta si diceva “fatta la legge trovato l’inganno”, anche in questo caso, trovato il sistema di sicurezza si cerca appunto di arginarlo. Oggi viviamo in un’epoca dove essenzialmente gli attacchi nei confronti dei dispositivi informatici di ogni genere crescono per due motivi : il primo è quello militare con cui vengono colpiti i siti governativi proprio per garantire attività di spionaggio; il secondo è quello che a volte ci riguarda più da vicino ed è per motivi economici. Crescono appunto le truffe ma soprattutto le estorsioni di gruppi criminali organizzati che chiedono soldi in cambio di una decrittazione dei dati che loro stessi prima prendono e poi criptano. La giornata di oggi è dedicata ai bambini perché la pandemia ha ovviamente aumentato la loro esposizione in rete. C’è un dato molto allarmante, secondo le analisi dell’europol, durante il periodo pandemico il 60% dei contenuti pedopornografici in rete erano autoprodotti dai ragazzi che erano sui social network senza controllo e, quindi, o si scambiavano foto non per questioni economiche oppure solo in qualche caso vendevano questi scatti. Parliamo, però, di un dato che è andato a surclassare la presenza di contenuti pedopornografici che solitamente hanno a che fare con violenze e abusi
I: quindi i ragazzi inseriscono consapevolmente questo materiale in rete?
V: assolutamente sì. Se prima le persone andavano per esempio nel dark web per cercare contenuti simili, oggi molto probabilmente è molto più facile ritrovarli nelle chat dei ragazzini o in apposite chat che si trovano su piattaforme di scambi di messaggistica. Intanto ho stilato una lista con nove consigli. Partiamo dagli adulti:
- Utilizzare l’autenticazione a due fattori. Oggi non è più possibile inserire solo la password ma bisogna tutelarsi inserendo un altro metodo di verifica che sia un sms o che sia una mail
- Evitare di lasciare in giro i propri dati, quindi impariamo a non iscriverci ovunque perché poi vengono esposti e venduti a sconosciuti
- Dubitare delle offerte sottocosto in rete su siti sconosciuti
- Prediligere piattaforme di pagamento online di terze parti come Paypal o CCbill.
- Scegliere siti che non gestiscono direttamente il pagamento dei prodotti
- Utilizzare software di sicurezza originali ed evitare quelli pirata. Nulla è gratis, la qualità si paga soprattutto quando c’è la sicurezza dei nostri dati
- Per quanto riguarda i bambini, impostare i filtri sui dispositivi dei più piccoli
- Spiegare le insidie della rete e proibire l’uso dei social per adulti fin quando non arrivano all’età giusta. Di solito l’età è di 13 anni tranne youtube che ha la sua versione kids
- Ridurre l’esposizione ai social, a tal proposito si registra un calo di attenzione e altre patologie.
- Attenzione alle mail, quando arriva una richiesta di pagamento sospetto o un allarme cliccare sempre sul nominativo del mittente che, in molti casi, non ha un dominio
I: a proposito della tutela dei dati, arriva la minaccia di Zuckerberg di voler lasciare l’Europa, annuncio poi smentito. Una decisone del genere getterebbe nello sgomento milioni e milioni di utenti. Di cosa si tratta esattamente?
V: più che di sicurezza dei dati, in questo caso parliamo del trattamento dei dati e quindi della legge europea che prevede che i dati dei cittadini europei vengano trattati solo ed esclusivamente su territorio europeo. Ciò comporta per il gruppo Meta l’allestimento di un data center nel quale piazzare degli elaboratori capaci di elaborare gli stessi algoritmi. Secondo me, Zuckerberg non ha problemi economici per mettere su questo data center. E’ chiaro però che i dati, una volta usciti dal nostro continente, sono soggetti a trattamenti molto più liberi e meno vincolanti. Zuckerberg l’ha messa sul piano commerciale perché sappiamo che Facebook guadagna in pubblicità e ha, rispetto ad altri social, una precisione nell’indirizzare la pubblicità verso un determinato target. Secondo il suo ragionamento, questo dovrebbe inficiare proprio sulla prestazione del suo servizio commerciale che ormai lo rende famoso nell’universo social. Qualcuno ha festeggiato, secondo me ha fatto finta di festeggiare perché è vero che Facebook in calo ma credo che mancherà a molti
I: e ci credo, intanto grazie di essere stato con noi
V: grazie a voi!