SANREMO 2021, WILLIE PEYOTE:”IN MAI DIRE MAI LA LOCURA C’E’ LA RABBIA PER IL FUTURO”

 

Arriva a Sanremo Willie Peyote, uno dei protagonisti più interessanti della scena indie. Ospite a Radio Kiss Kiss Italia ci ha raccontati il suo pezzo Mai dire mai la locura.

M: Benvenuto a Willy Peyote su Radio Kiss Kiss Italia. Come va? Come Va?

W: Bene Bene, più si avvicina l’esibizione e più sale l’ansietta ma tutto sommato bene.

M: So che per scaramanzia non si dovrebbe dire, ma i bookmakers ti danno per favorito per il premio della (quindi se devi fare qualche gesto scaramantico fallo per loro). Dopo 5 album in studio e uno dal vivo ti sei raccontato in molti modi e Il tuo brano è stato giudicato come il più politico di questo Festival. Cosa può raccontarci e che ruolo ha la musica soprattutto in questo periodo?

W: La musica non ha un ruolo preciso e ognuno di noi gli da un ruolo diverso. Semmai La musica può raccontare delle cose solo nel momento in cui chi scrive e chi la interpreta ha effettivamente una coscienza politica o sociale. Nel momento in cui vuole e deve dire qualcosa è giusto che lo faccia, ma la musica non è che deve farlo per forza. Non sono di quell’idea. Se io ritengo che sia giusto trattare certi temi lo faccio, però non è un obbligo che vorrei imporre ai miei colleghi; è una mia scelta.

M: Il pezzo (“Mai dire mai la locura” ndr) è stato scritto in pieno lockdown e traspare tutta la rabbia per il futuro dell’Italia e le difficoltà che stanno attraversando tutti coloro che lavorano nello spettacolo live. C’è una frase emblematica “Riapriamo gli stadi ma non teatri né live”. Eppure uno spiraglio c’è perché a fine marzo dovrebbero riaprire. Come te lo immagini quel momento e quanta voglia hai di riempirti di bellezza?

W: Io ne ho molta anche perché la parte live è quella che preferisco del mio lavoro e sia per me e tutte le persone che lavorano in questo settore è una parte che manca veramente moltissimo. Spero che il pubblico ne abbia altrettanta voglia, perché anche loro sono altrettanto orfani da molto tempo e credo sia il caso di tornare a suonare. Non so quanto lo spiraglio sia effettivo perché poi bisognerà vedere il 27 marzo se si potrà davvero farlo. Però per adesso si vede la luce in fondo al Tunnel.

M: Prova ad immaginare l’emozione di quando tornerai a fare live con il pubblico. Proiettandoti come la descriveresti?

W: E’ un anno che sono a digiuno. Quindi “tornare a mangiare”. Quella sensazione lì. E’ come se avessi molta fame e finalmente ti danno qualcosa da mangiare. Quella è la sensazione che penso proverò.

M: Sei la grande rivelazione del Festival, ma una rivelazione molto gavettata, perché per quanto ti riguarda siamo intorno al ventennio di musica.

W: Si quasi perché ho lanciato il mio primo progetto quando avevo 15 anni. Quindi sono ormai 20 anni che faccio musica; il rap da un po’ meno tempo. Però aspettiamo di supnare, perché per adesso si fa un gran parlare ma non mi hanno ancora visto. Aspetterei domani a battezzare la rivelazione (dopo l’esibizione di stasera ndr)

M: Noi abbiamo stra- suonato un tuo brano a un passo dalla Pandemia (“La tua futura ex moglie” ndr). Che rapporto hai avuto con il Main stream in quel periodo?

W: Ho un buon rapporto con tutto. Come sul palco dell’Ariston o in altri contesti, se ti danno spazio sta a te usarlo come preferisci. Per il resto non ho un brutto rapporto con niente in particolare. Io faccio la mia cosa; se poi diventa mainstream è perché lo hanno scelto il pubblico e gli addetti ai lavori. Io però faccio la mia cosa allo stesso modo.

M: Raccontaci prima di salutarci questo brano che presenterai.

W: E’ un brano che – leggendo il testo – sembra molto più arrabbiato di quello che è. E’ più un corto circuito e una grande presa in giro goliardica di me stesso e del Festival – appunto – perché mi faceva ridere l’idea di andare a Sanremo a prendere un po’ tutti in giro. Ma soprattutto me stesso, perché in molti non si aspettavano la mia partecipazione. E quindi direi che va vissuta un po’ come Ricki(?) ai Golden Globe dell’anno scorso.

 

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