Successo per Osiris-Rex con a bordo frammenti dell’asteroide Bennu. Masi a KKI:” Attendiamo con ansia che si apra questo prezioso scrigno”

Ci sono voluti sette anni per avere finalmente alcuni frammenti dell’asteroide Bennu. Alle 17 (ora italiana) di domenica 24 settembre, la sonda della Nasa Osiris-Rex è atterrata nel deserto dello Utah. Si tratta di una vera e propria impresa che si è conclusa con grande successo. Da oggi sarà, dunque, possibile analizzare questo materiale i cui risultati sono molto attesi. 

A Radio Kiss Kiss Italia ne abbiamo parlato con Gianluca Masi, astrofisico e divulgatore scientifico

Ida: buongiorno e bentornato a bordo!

Masi: buongiorno e grazie a voi

I: questa missione è affascinante per diversi motivi, uno su tutti è la durata. La sonda è partita nel 2016, dopo due anni ha raggiunto l’asteroide. Poi ci è voluto un anno per prelevare il materiale e due per tornare sulla Terra. Un periodo lunghissimo!

M: senza dubbio, il viaggio è stato importante. Lei, già solo ricordando queste tempistiche, rende evidente anche la complessità organizzativa perché pianificare una missione così complessa che nel corso di questi sette anni tocca tappe diverse, raggiunge l’asteroide, lo corteggia per un po’ fino a toccarlo e a sfiorarlo prelevando questi campioni, riportarli sani e salvi a casa.. beh è davvero esaltante. Ora attendiamo con ansia che gli studiosi aprano questo prezioso scrigno. Ecco, lo dico al di là del coinvolgimento personale, trovo che sia esaltante organizzare al millimetro un viaggio di quasi sette miliardi di km, è davvero straordinario.

I: intanto, al di là della paura che comunque incutono questi corpi celesti per il rischio collisione con la Terra come abbiamo visto in qualche film, il loro studio ci permette di capire da dove veniamo.

M: senza dubbio. Gli asteroidi sono per noi testimoni preziosi del passato remoto del nostro angolo di Universo. Sappiamo ormai con chiarezza da decenni che gli asteroidi possono essere visti come i mattoni primordiali che si sono assemblati attraverso il meccanismo delle collisioni e da cui sarebbero nati alcuni pianeti, per esempio la Terra. Studiarli, quindi, significa conoscere la storia del sistema solare ma avere anche una visione, si spera dettagliata, sulla vita stessa. Gli asteroidi possono rivelare degli elementi chimici fondamentali anche per comprendere come sia nata e si sia sviluppata la vita. Ormai sappiamo che questi corpi, asteroidi e comete che noi chiamiamo minori non per importanza ma per la taglia rispetto ai pianeti, hanno giocato un ruolo essenziale nel rifornire quei pianeti primordiali che, forse era prematuro chiamarli pianeti, di molecole chimiche che hanno poi innescato quei processi a valle dei quali possiamo collocarci anche noi

I: la Nasa punta molto su queste missioni anche per conoscere il grado di rischio collisione con la Terra. Cosa ci dirà in merito questa missione?

M: questa è l’altra faccia della medaglia, sentendo la motivazione che ci spinge a studiarli anche da vicino con prelievi sul posto come è stato per Bennu e la Osiris-Rex. Sappiamo che gli asteroidi, almeno un piccolo gruppo tra l’intera popolazione, possono avvicinarsi talvolta pericolosamente alla Terra. Tra l’altro Bennu  è proprio tra quelli potenzialmente pericolosi anche se non è un rischio imminente. Questa definizione si riferisce ad asteroidi più grandi di un tot che si avvicinano entro una certa soglia da meritare attenzione. Quindi, studiarli nel dettaglio, comprenderne la composizione chimica e la struttura fisica significa un po’ conoscere meglio un corpo celeste che, magari un giorno ma speriamo mai, dovremo gestire da questo punto di vista. A tal proposito, un anno fa sempre la Nasa in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana ha testato una tecnica di mitigazione di un simile scenario con la missione Dart. Siamo stati in grado addirittura di deviare l’asteroide. Il quadro pian piano si completa a nostro vantaggio

I: viva la scienza, Masi. Grazie, intanto, per aver viaggiato a bordo del Treno delle 8!

M:  grazie a voi!

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