19 aprile 1987 negli Usa la prima puntata dei Simpson. Dipollina:”Una vera rivoluzione per la tv ma anche culturale e sociologica”

I Simpson festeggiano 35 anni. La famiglia gialla e stramba creata da Matt Groening e James L. Brooks andò in onda per la prima volta il 19 aprile del 1987, in Italia arrivò nel 1991.

Fin dalla prima puntata, Homer Simpson e famiglia conquistarono il cuore e l’attenzione del pubblico e degli intellettuali per la loro parodia irriverente ed esilarante della vita americana e occidentale. A Radio Kiss Kiss Italia siamo andati al 472 di Evergreen Terrace insieme ad Antonio Dipollina, critico televisivo di Repubblica

Ida: buongiorno Antonio!

Dipollina: ma buongiorno a voi!

I: un po’ di allegria pensando ai Simpson, già il colore giallo mette di buon umore. Cosa hanno rappresentato i Simpson per la tv?

D: cosa hanno rappresentato per la tv? Io direi non solo tv. Ho qui davanti agli occhi un libro che si intitola I Simpson e la filosofia. Come capire il mondo grazie a Homer, Nietzsche e soci. Potrebbe essere un minimo eccessivo però ci siamo. Ai tempi, scoprire in televisione che potevano esistere dei cartoon che attiravano parecchio non solo i bambini perché erano buffi e belli da vedere ma  con un livello dentro di dialoghi, battute e allusioni, sottintesi, rimandi, citazioni che potevano essere colti solo da un pubblico adulto che a quel punto si divertiva anche un sacco, beh era la rivoluzione. Non per niente, si notò subito il fatto che la precedente famiglia di cartoni animati erano Gli antenati. Il salto era clamoroso, dalla preistoria alla storia e all’attualità. L’arrivo dei Simpson fu avvertito in questo modo. La conferma è che ne parliamo da 35 anni, un genere che ha avuto anche seguiti con altre storie e altri cartoni

I: Gli Antenati erano sì preistorici ma erano anche una parodia che ci riportava agli anni ’60, alla società americana di quel tempo. I Simpson, anche loro parodia irriverente e divertente della vita occidentale.

D: occidentale e molto americana in cui ci si poteva rispecchiare. La famosa classe media americana che in fondo ha fatto la storia del mondo per alcuni decenni era rappresentata con i suoi vizi e le sue virtù ma Matt Groening insieme agli altri autori si permisero degli svolazzi di citazioni all’interno delle storie clamorosi. Da sempre sono matto per il fatto che quando in qualche scena si immaginano situazioni incredibili, immediatamente parte il cartone che si rifà a quella storia. Personalmente, io li ringrazio tutti, dal primo all’ultimo anche perché da lì sono nati anche i Griffin che sono la versione più sporca e ancora più irriverente che hanno portato all’estremo questo nuovo modo

I: non dimentichiamo la loro reputazione profetica per esempio con quello che pensavano di Trump. In un episodio immaginavano che sarebbe diventato Presidente degli Usa e alla fine si è avverato

D: sì, infatti. Anche in quel caso si faceva ricorso all’iperbole assoluta, al paradosso clamoroso consentito ad un cartone animato e il fatto che poi diventasse realtà era un bel corto circuito

I: anche il colore giallo sembrerebbe avere tutta una sua storia. Si scelse questo colore perché quando si faceva zapping doveva colpire subito. Ti risulta che sia andata così?

D: l’ho sentito dire, il fatto stesso che il giallo sia considerato a quel punto la normalità con i Simpson si è rivelata una mossa assolutamente vincente. Se la scelta del giallo è dovuta a far fermare i telespettatori quando si cominciava ad usare il telecomando in maniera compulsiva, ci sta eccome. Direi che è credibile, si tratterebbe semplicemente di un altro tassello di questa genialata complessiva e di enorme successo in merchandising con l’impero dei Simpson che si è andato confermando nei decenni e che solo negli ultimi tempi mostra un po’ la corda di fronte alla modernità. Ce li siamo goduti per un bel po’ di tempo e soprattutto hanno incarnato l’epoca in cui vivevamo e non ce ne siamo mai lamentati

I: insomma i Simpson come fenomeno culturale, sociologico. E poi, non dimentichiamo il lavoro di Homer Simpson, custode di una centrale nucleare. Anche questo di estrema attualità

D: l’ennesima prova di queste profezie. Probabilmente con centinaia di episodi scritti alla fine diventa un fatto statistico, ti inventi talmente tante cose che prima o poi ci prendi. Speriamo che i veri addetti alle centrali nucleari siano un po’ diversi ma apprezziamo anche in questo caso la voglia di paradosso di Groening e di questi essere strani a cui fondamentalmente vogliamo bene senza poterli toccare né farci un selfie con loro

I: Antonio, grazie di essere stato con noi. lunga vista ai Simpson che grazie alle continue repliche possiamo continuare a guardare

D: grazie a voi

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