“Dirige l’orchestra Beppe Vessicchio” stacco della camera sul volto rassicurante e sorridente del direttore barbuto. Vessicchio è sicuramente legato al Sanremo, nel nostro immaginario c’è lui quando si parla del Festival della canzone italiana. A Radio Kiss Kiss Italia abbiamo fatto quattro chiacchiere proprio insieme a lui
Alfonso: che Sanremo sarebbe senza il maestro Beppe Vessicchio. Come stai ?
Vessicchio: Bene, grazie
A: Sei ancora a Sanremo?
V: Sono ancora a Sanremo, un po’ per fare delle dirette Instagram chiacchierando con alcuni protagonisti del Festival, un po’ perché ho degli appuntamenti fissati per assaggiare le prelibatezze gastronomiche della Liguria. Ne approfitto per godere delle olive taggiasche, vini e olio del territorio della Riviera e per conoscere meglio il territorio.
A: I prodotti buoni come il tuo pomodoro, coltivano a suon di musica ?
V: Sono orgoglioso del pomodoro campano, che coltivo con la musica. Interessante scoprire il ruolo della musica, per il nostro piacere e per la memoria,una canzone ci fa bene e nasconde degli effetti straordinari sugli effetti biologici; da anni si studia il fenomeno e io sperimento la capacità del suono non solo sulla natura ma anche sulla materia inerme. La musica è qualcosa di eccezionale, ci sarà un motivo se continua ad esistere.
A: Qual è il tuo più grande ricordo dei tuoi 26 Sanremo?
V: La mia prima esperienza, 1990 il mio primo Sanremo da direttore d’orchestra con Mia Martini e Mango, con il ritorno dell’orchestra al festival. Incrociavo due grandissimi della canzone italiana
A: Che Sanremo ha vissuto, dirigendo un’orchestra mascherata ?
V: E’ stata un’esperienza insolita mi ha colpito la doppia mascherina dei musicisti, a testimonianza del loro rispetto dei protocolli e del fatto che non volevano rovinare un gioco bellissimo, è un’occasione che non poteva essere sprecata. Tutti i ragazzi straordinariamente concentrati su tutte le misure di prevenzione, segno di passione per quello che fanno. Meritano un applauso, stanno dimostrando quanto tengono al loro lavoro
A: Tanta voglia di ripartire, con la musica. Può essere un input per ripartire ?
V: Siamo chiusi da più di un anno, non esercitiamo la musica. Mi permetto di dire una cosa, mente i big vengono per riconfermare la loro condizione o per una nuova fioritura, i giovani vengono a Sanremo per nascere e il diritto alla nascita è una cosa importante, e per il Festival è importante garantire ai giovani il diritto di cantare e di avere la loro opportunità di nascere, è stato sempre così e deve essere così. È un festival per i giovani.
A: Quali canzoni le sono piaciute. Chi potrebbe vincere ?
V: La canzone di Ermal Meta mi è arrivata in maniera diretta, sa cantare è a suo agio sul palco, la canzone aderente a lui e al contesto nel quale l’ha presentata. Arisa conferma la sua bravura, e la bravura è importante, basti pensare al ” duello” nel passato tra Giorgia e Elisa. L’elemento bravura è fondamentale su quel palco anche per i più grandi, come accaduto in passato per Bocelli e Pausini ad esempio. Poche sorprese quest’anno ma bellissime conferme. Sui giovani, invece, resto un po’ spiazzato, la Rai ha ammiccato al panorama della rete, giovani cantanti presentati non per nome, ma per le visualizzazioni raggiunte sui social. La Tv e la rete sono due mondi diversi, che si incrociano raramente, e potrebbe essere un’arma a doppio taglio perché chi segue i giovani sul web non è detto che li segua anche in tv. Non so se il gioco, per la tv generalista, valga la candela.
A: Oggi (ieri ndr) è il 4 Marzo, che ricordo hai di Lucio Dalla ?
V: Il 4 Marzo è nato anche Antonio Lucio Vivaldi , Dalla è una persona che mi ha sempre stupito, non ha mai fatto un disco uguale ad un altro, rifiutava ogni canovaccio, non si è mai ripetuto, rischiando semore ogni volta e oggi abbiamo perle da Com’è profondo il mare a Nuvolari, da Anna e Marco a Caruso. Ognuna diversa dall’altra, quando è venuto a mancare ho pensato ” e adesso chi continuerà a stupirmi ?”