Corrado Barazzutti :” Wimbledon esclude tennisti russi e bielorussi? Sbagliato”

Le grandi squadre, nel calcio, vengono ricordate a memoria partendo da portiere per finire con il bomber, ma anche in uno sport individuale come il tennis c’è stato uno schieramento che ha fatto storia: Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci, Tonino Zugarelli e Corrado Barazzutti, ovvero Una Squadra. La loro storia è diventata una serie tv in onda su Sky con la regia di Domenico Procacci. A Radio Kiss Kiss Italia ne abbiamo parlato con Corrado Brazzutti

Alfonso: buonasera Campione.

Barazzutti: buonasera a voi. Eravamo 4 giocatori che hanno scritto una pagina importante della storia sportiva del nostro paese

A: io vi definirei come i quattro tenori che nei secondi anni ’70 fecero grande l’Italia della racchetta, con 4 finali di Coppa Davis in 5 anni. Raramente si è vista una squadra di Coppa Davis così forte capitanata da un ex campione e grande personaggio come Nicola Pietrangeli.

B: sì eravamo forti, giovani e con belle speranze.  Abbiamo vinto una Coppa Davis in un momento molto particolare. Abbiamo vinto a Santiago, in casa di Pinochet, che poco prima aveva preso il sopravvento con la sua dittatura e ciò creò discussioni ben oltre il tennis e rese una storia che doveva essere leggenda quasi una vergogna, senza mai farne parlare abbastanza.

A: adesso c’è una rivalsa con la docuserie ” Una squadra ” di Procacci che racconta non solo l’impresa sportiva ma anche i rapporti tra voi quattro. Che rapporto avevi con Adriano Panatta?

B: beh eravamo due caratteri forti, nessuno voleva cedere e nascevano discussioni, anche normali. Ognuno voleva tenere il punto, nessuno cedeva e alcune volte si esagerava, ma poi finiva sempre lì. Due caratteri fumantini, che facevano scintille.

A: la finale iniziò il 17 dicembre, proprio accanto al famigerato Stadio Nazionale. Iniziò con Jaime Fillol contro Corrado Barazzutti, e con la tua vittoria. La ricordi?

B: certo. Fui il primo a giocare ed avevo paura. C’era un clima strano, teso ed avevo paura, non lo nascondo. Giocavo con il più forte tennista cileno dell’epoca, giocai male ma vinci. E da lì iniziò l’impresa.  

A: perché dovremmo seguire questa serie?

B: perché la stampa e la televisione italiana seguirono poco o nulla quella finale, per questioni legate ai dibattiti dei mesi precedenti. E una serie bellissima, che merita di essere vista. E’ un’impresa che va celebrata.

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