Donne e maternità, Silvia Avallone a KKI:” Per far crescere felice e sano un bambino ci vorrebbe un intero villaggio, non solo una madre”

Si avvicina la festa della mamma e per l’occasione arrivano ricerche sulle donne e la maternità. L’ultimo report di Save the Children fotografa un Paese con evidenti difficoltà per chi decide di diventare madre tant’è che il titolo di questo studio è “Le equilibriste” . Il sud, in particolare la Campania, occupa le ultime posizioni della classifica delle regioni con maggiori problemi relativi alla mancanza di asili nido e occupazione femminile. A Radio Kiss Kiss Italia ne abbiamo parlato con la scrittrice e giornalista Silvia Avallone.

Ida: Silvia, buongiorno! Questa volta mettiamo da parte i libri per parlare di natalità, di questa forte crisi che stiamo vivendo. Ma quante difficoltà ci sono?

Silvia: buongiorno a tutti voi! Le difficoltà sono tante, troppe. Per far crescere felice e sano un bambino ci vorrebbe un intero villaggio, non solo una madre. Il primo gesto, secondo me, concreto, che si può e deve fare è investire nei servizi, negli asili nido di cui tanto si sta parlando ma poco si sta facendo e soprattutto riguardo i congedi parentali. Le donne non dovrebbero avere tutto il peso di crescere un bimbo, da sole. Essere madri non significa annullarsi, sacrificarsi, significa amore, cura, bellezza, apertura e allo stesso modo, un padre ha tutto il diritto di essere presente, di fare la sua parte.

I: pare che qualcosa stia cambiando, anche se il resto d’Europa viaggia veloce, noi in Italia abbiamo 10 giorni di congedo parentale.

S: con 10 giorni ci fai poco! La verità è più complessa: la nascita di un figlio è una vera e propria rivoluzione, è una novità che stravolge la coppia, la vita. Abbiamo bisogno d’aiuto, di essere in due, di potersi dividere i momenti di cura e quelli di libertà. È necessario che si ripensi alle parole “madre”, “famiglia”, si tratta di fare squadra, di fare bilanciamento perché sennò la disparità si rifletterà nella società. Il mondo del lavoro anche va cambiato, noi vogliamo che le donne lavorino, che siano produttive ma per fare questo c’è bisogno di un piano congedi che rifletta la parola parità.

I: nelle parole sembra si stia facendo tanto…nei fatti?

S: nei fatti è una questione poco concreta. Ci sono i fondi del PNRR per gli asili nido che è la prima cosa, una donna non può scegliere tra il lavoro e i figli. Sono secoli che siamo semplificate, di scegliere di essere una sola cosa per volta, made, moglie oppure lavoratrice. Vogliamo poter essere tutti i desideri che sentiamo, lasciateci essere tutto, di essere complesse e di scegliere. Se scegliamo la maternità dobbiamo poterla conciliare non facendo i salti mortali. Tante donne, visto i prezzi esorbitanti degli asili o per i pochi posti disponibili, si sentono di rinunciare al lavoro. Una sconfitta per la società e non è più possibile, servono investimenti concreti che permettano le donne di non rinunciare alla propria identità.

I: Silvia, si parla di varie iniziative che dovrebbero aiutare le donne a diventare madri. Cosa pensi di bonus, sgravi fiscali?

S: ci vogliono delle iniziative strutturali, l’una tantum a lungo andare non è utile. Un figlio prima che sia autonomo richiede tante energie, attenzioni e risorse economiche quindi bisogna pensare a lungo termine. Io penso che servano anche cambiamenti strutturali sul lavoro, alla società con aiuti, reti assistenziali, investimenti sulle scuole. Ci sono tante cose ancora nell’organizzazione che non aiutano una donna lavoratrice, e soprattutto bisogna cambiare mentalità. Deve essere un’apertura, la genitorialità è un collettivo, non può essere sinonimo di solitudine.

I: Silvia, si sente che sei presa da questi argomenti, nel frattempo tanti auguri per la prossima festa della mamma!

S: grazie mille a voi! Non demordiamo mai!

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