
PINO
Sul palco siete in due ma la presenza di Anna (Marchesini) si sente.
L.S.
A lei è dedicata una parte emozionante dello spettacolo e una canzone che sembra scritta apposta per lei, di Gianmaria Testa, compositore che è mancato pure lui nel 2016. Sono moltissimi i ricordi legati ad Anna: l’ho conosciuta in una sala doppiaggio dei mitici cartoni giapponesi. Cambiava i testi, era un continuo ridere, aveva il gusto del surreale, del contrario e del paradosso.
PINO
Ma voi due dove eravate rimasti?
L.S.
Al vecchio show che, durante la pandemia, avevamo dovuto interrompere e ora torniamo sulla falsariga del precedente con una scrittura in cui si riconosce il nostro marchio di fabbrica, che è quello del Trio. Ci saranno avanspettacolo, imitazioni, sketch, musica, riferimenti che per qualcuno possono essere nostalgici e altri di attualità, con quel gusto un po’ retro che ci contraddistingue.
PINO
Con il Trio avete inventato nuovi stili, come vedete la comicità di oggi?

L.S.
Ma noi avevamo tempi e spazi diversi, oggi i comici devono far ridere alla velocità della luce, tutto è più accelerato e la concorrenza è tanta. Quando siamo partiti noi c’era tempo per scrivere e lavorare con i giusti tempi, non era una comicità da “social”.
PINO
Quali sono i punti forti dello spettacolo.
L.S.
Sicuramente la canzone dedicata ad Anna, ci sarà una lectio magistralis di Vittorio Sgarbi (Lopez) su dei quadri a un allievo sciaguratissimo (Solenghi), Il duetto Mattarella (Tullio)-Bergoglio (Massimo) e una rivisitazione a modo nostro delle favole, tipo Cappuccetto Rosse che diventa Cappuccetto e Basta.