Massimo Ranieri a KKI:” Con Lettera di là dal mare ho capito meglio cosa provano gli emigranti”

Era visibilmente emozionato quando la telecamera lo ha inquadrato appena salito sul palco. Non poteva che essere così, visto che Massimo Ranieri è tornato a Sanremo dopo 25 anni e la vittoria con Perdere l’amore. Per il suo ritorno alla 72esima edizione del Festival ha scelto Lettera al di là dal mare, pezzo struggente e pieno di nostalgia come ha raccontato proprio Massimo Ranieri a Radio Kiss Kiss Italia

Alfonso: da tutti definito ” maestro ” anche se lui preferisce essere chiamato ” allievo ” perché ha sempre voglia di imparare. Allora come fossimo a scuola, facciamo l’appello. Ranieri Massimo?

Ranieri: presente. Io sono allievo, sono felice di essere allievo e preferisco essere chiamato Massimo, perché voglio sempre imparare qualcosa di nuovo e spesso trovo cose da imparare. Ho imparato, ad esempio, a capire meglio il testo di ” Lettera di là dal mare ” che avevo da 2 anni nel cassetto e quando l’ho riascoltata ho capito meglio cosa provano gli emigranti. Io stesso lo sono stato, a 13 anni.

A: giovedì scorso eri a Sanremo, carico a mille perché cantavi per la seconda volta la tua canzone. Oggi, una settimana dopo, che sensazioni provi? pensi ancora al tuo Festival di Sanremo?

R: il mio stato d’animo è di gioia, sto toccando il cielo con un dito perché è come se avessi rivinto il Festival grazie a questo premio, premio critica Mia Martini, prestigioso e importantissimo. E’ come se avessi rivinto il Festival, stessa sensazione. Se torno ancora indietro, alla prima serata, ancora mi arrabbio perché sono stato vinto dall’emozione, dalla paura e dal terrore di quel palcoscenico e dal fatto di tornare in gara dopo 25 anni. Tornando in albergo mi veniva quasi da piangere, ce l’avevo con me stesso, poi mi son detto, però grazie a Dio provo ancora queste emozioni e queste sensazioni, vuol dire che sono vivo e che amo ancora il mio lavoro con la stessa intensità.

A: io, come tanti, credevo ci fossero stati anche problemi tecnici e acustici, dato che hai anche tolto l’auricolare?

R: il problema tecnico c’era. Fai conto è come se l’orchestra suonasse sul tetto di casa mia, mentre io cantavo seduto dalla mia cameretta. Facevo fatica e non potevo comunicare in quel momento con loro. Il fatto di togliere e mettere l’auricolare è un mio vizio, un mio tic, perché in alcuni momenti ho voglia di sentire la mia voce ed in altri sentirmi in cuffia, ma resta il fatto che ho sofferto un po’. Errare humanum est, ho fatto l’errore di emozionarmi, e sono rimasto al palo. Avevo l’orchestra a palla in cuffia, non mi sentivo e spingevo e spingendo la voce sgranava. E’ stata una serata no, ma succede, ma ci tengo a ringraziare tutti i tecnici audio, l’orchestra, eravamo tutti emozionati dalla maestranze a noi cantanti.

A: questo è la prova che nel tuo lavoro metti ancora anima, serietà e professionalità. Ti dedichi anima e corpo a tutte le cose che fai. Anche nel ballo sei molto meticoloso?

R: se dovessi rinascere, vorrei rinascere ballerino di tip tap. Il mio mito è Fred Astaire, sono cresciuto guardandolo e nell’altra vita voglio fare il ballerino di tip tap.

A: quando hai cantato ” Lettere di là dal mare ” a chi pensavi?

R: quando ho ascoltato attentamente il testo, ho ripensato proprio alla mia vita. Ho rivisto la scena, avevo 13 anni, e a mezzanotte qualche minuto partiva la nave ” Cristoforo Colombo” e mia madre, mio padre, i miei fratelli, le mie sorelle e i miei amici con i fazzoletti bianchi, chi piangeva, chi sorrideva, mia madre che mi diceva ” torna presto figlio mio “. Mente ti parlo ancora la vedo questa scena, che tenerezza e che emozione. Non posso mai dimenticare. La lettera, è proprio quella che mandavo i genitori ai figli per farli venire in America, perché avevano trovato un posto di lavoro. Messaggio di speranza, poi ricordiamo che gli italiani all’epoca erano visti come ladri, puzzoni, poveri, ci hanno detto di tutto, però poi la grande rivalsa. Siamo diventati grandi, infatti tanti ministri e sindaci americano sono italiani, ci siamo dati da fare e abbiamo reso grande l’America, tanto che la festa annuale è proprio il ” Columbus Day “.

A: altra rivalsa, nazionale e personale, è stata portare tuo padre ad un tuo concerto al Madison Square Garden che era praticamente sold out?

R: il Madison Square Garden lo sentivo nominare in radio per l’incontro di boxe tra Benvenuti e Griffith e poi ci passavo davanti e pensavo ” che posto incredibile “. Lo stesso giorno in cui io ho cantato lì, usciva proprio dal Madison Square Garden Roberto Carlos che vinse il Festival di Sanremo con Sergio Endrigo con ” Canzone per te “. Ricordi ed emozioni.

A: è uscito il tuo libro ” Tutti sogni ancora in volo ” una biografia, il racconto della tua vita. Possiamo dire che la tua vita, è stata tutta uno sliding doors, coincidenze, casualità, intrecci.

R: sì, l’incontro con Patroni Griffi è stato uno sliding doors, lui venne a vedere in una visione privata un mio film, e dopo questa visione mi disse ” Tu devi lavorare con me “. Io non lo conoscevo, e dovevo anche partire per il servizio di leva. Lui rispose ” Ti aspetto, ci vediamo tra un anno “. E così fu. Così come durante ” Napoli chi resta e chi parte ” mi notarono Giorgio de Lullo e Romolo Valli e grazie a loro lavorai tre anni all’ Eliseo. Poi l’incontro con Giorgio Strehler, gli parlarono di me e gli dissero che per un ruolo in cui si doveva ballare e cantare io sarei stato perfetto, e così mi chiamò Strehler. La vita è fatta di queste cose, un concatenarsi di coincidenze.  Mi ritengo molto fortunato e privilegiato ad aver incontrato questi giganti. Io canto le canzoni napoletane per un’altra coincidenza, grazie ad Anna Magnani. Stavamo girando e nella pausa, lei mi chiamò, prese la chitarra e iniziò a cantare una canzone napoletana, che io non conoscevo. La canzone in questione era, Reginella. Io feci una bruttissima figura tanto che lei mi disse ” ma che napoletano sei “. Finite le riprese, tornai a casa e chiamai mio padre e gli chiesi di portarmi tutti i dischi delle canzoni napoletane e così iniziai ad imparare quasi tutte le canzoni napoletane.

A: qualcuno dice il tuo volto, ricorda quello di Eduardo de Filippo?

R. Sì da molto tempo. In realtà, a casa nostra, mio padre veniva chiamato ” Eduardo ” ed io somiglio a mio padre.

A: ci avviciniamo a San Valentino e dato che hai cantato l’amore a tutto tondo. Vuoi rivolgere un messaggio d’amore agli ascoltatori?

R: l’ho perso tante volte l’amore, e lo so che si sta male. Ma bisogna avere fiducia nel prossimo e nel fatto che l’amore non finisce mai, lo puoi sempre rincontrare ed iniziare una nuova vita, un nuovo modo di vivere. La donna è così importante nella nostra vita, perché ci fa crescere, abbiamo bisogno della figura della donna. A tutti gli innamorati in questo momento dico amatevi e mostratelo, non abbiate paura, non nascondete l’amore perché poi potrebbe essere tardi quando esternerete i vostri sentimenti. Spesso crediamo che dire ” amore ti amo ” ci renda uomini deboli, invece no, diventiamo fragili e questa cosa intenerisce la donna. A me piace esternare tutti i sentimenti, senza aver nessuna paura.

A: io non posso far altro che dirti ” GRAZIE ” per tutto e di tutto

R: grazie a voi!

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