Un artista gentile e di grande talento e personalità. Una canzone che parla della voglia di fiorire anche fuori stagione e dell’importanza delle relazioni umane e dei sentimenti.
Ai microfoni di Radio Kiss Kiss Italia abbiamo avuto il piacere di parlare con Michele Bravi di tutto questo e tanto altro.
Sara: Ciao Michele, che piacere sentirti, intanto come stai? Sei riuscito a dormire un po’ nel corso di questa settimana?
Michele: Stiamo vivendo giorni di adrenalina pura, un capodanno che dura una settimana. La verità è che tutta la squadra non vedeva l’ora di tornare a lavorare e dimostrare la propria professionalità. E ‘una grande gioia, ci sarà tempo per dormire dopo.
S: in questo Sanremo hai collezionato immagini, emozioni, ricordi che porterai con te anche dopo questa settimana. Questo potremmo definirlo il festival dei gesti, piccoli gesti che hanno un valore importante. Per esempio, partirei dalla carezza di Drusilla Foer a seguito di una tua affermazione molto forte. Hai scelto parole precise per parlare di lei: l” La tua presenza racconta la meritocrazia”, questo è quello che hai detto sul palco rivolgendoti a Drusilla.
M. : Drusilla la apprezzo e la conosco da anni. Ha una comicità travolgente, preparata, e vederla su quel palco dopo aver fatto tanta gavetta è stato bello.
Ci eravamo sentiti quando era stato fatto il suo nome come co-conduttrice del Festival. Speravo tanto fosse lei a presentarmi; ho parlato di meritocrazia perché volevo verbalizzare la mia emozione, volevo sottolineare quanto sia bello vedere delle belle persone dello spettacolo fare bene e fare del bene con questo lavoro.
S. Grazie per averlo detto, il festival è anche un’occasione per lanciare messaggi importanti oltre ad ascoltare la musica. A proposito di musica, nella serata delle cover hai scelto di interpretare “Io vorrei… Non vorrei… Ma se vuoi…” di Lucio Battisti, ed anche lì c’è stato un gesto da parte tua, quello delle fedi, a conclusione della tua esibizione.
M. : E’ stato un gesto impulsivo, porto le fedi dei miei nonni sempre con me in ogni giacca che indosso. E’ impossibile che le perda perché è la prima cosa che controllo, hanno un loro taschino cucito apposta. Era un gesto importante per me, per portare i miei nonni con me sul palco. Con loro ho visto tanti Sanremo sul divano mentre mi tenevano la mano.
S. : Cosa ti hanno insegnato i tuoi nonni?
M. I miei nonni mi hanno insegnato il rispetto e che la gentilezza è un modo per fiorire anche d’inverno e anche un modo per legarsi con le altre persone, per creare legami umani.
S. I nonni sono stati bravi perché tu sei l’espressione di tutto quello che hai detto e sei anche un grande performer, soprattutto la scelta degli abiti non passa inosservata. C’è tanto colore, rosso, verde, i colori che porti sul palco hanno anche un significato?
M. : Per me è importante anche celebrare la bellezza della moda italiana, noi siamo un’eccellenza in tanti campi della creatività e anche della moda. In questo Sanremo sono accompagnato da un designer di fama mondiale, Fausto Puglisi per Cavalli, i miei abiti sono in qualche modo una traduzione sartoriale
della canzone che porto, “Inverno dei fiori”. Con il mio corpo e la mia musica voglio raccontare anche la loro arte.
S. : Tutto insomma compone un quadro e dà sostegno alla canzone, quando e come è nato questo testo?
M. : “Inverno dei fiori” nasce da volontà di fare una dichiarazione d’amore dei tempi moderni. La parola “disimparare” è quella che ci ha accompagnato nell’ultimo periodo perché la vita che avevamo prima non esiste più, dobbiamo costruire e ricostruire tutto da capo. L’unica cosa che rimane è l’esigenza di creare rapporti umani. Ho voluto usare la metafora dei fiori invernali perché racchiude il senso profondo della protezione, della resistenza e della volontà di fiorire al di là delle stagioni.
S. : Qual è il tuo fiore preferito?
M. : Il mio fiore preferito è la margherita. Un fiore che noti solo quando sei bambino e anche il fiore dell’attenzione verso l’altro. Quando vuoi stupire qualcuno strappi una margherita e gliela porti. Quando cresci non le vedi più un po’ come accade con l’amico immaginario. Sono il simbolo della tenerezza.
S. : Michele grazie mille per essere stato con noi e in bocca al lupo
M. : Daje, daje, daje, grazie a te e buon festival a tutti!