Missione su Marte: chi è Teresa Fornaro, l’unica scienziata italiana del team

 

Il 18 febbraio è atterrato su Marte il rover Perseverance. Grande emozione durante l’ammartaggio, tra l’altro riuscito perfettamente. Si tratta di una missione molto importante per la scienza perché dal pianeta rosso arriveranno sulla Terra le provette con materiale da analizzare. L’obiettivo è quello di studiare eventuali forme di vita esistite su Marte. Tra i tredici scienziati che fanno parte del Team di studi c’è anche un’italiana. Si chiama Teresa Fornaro, 32 anni, originaria di Brusciano nel napoletano. Dopo la laurea in chimica alla Federico II, un dottorato alla Normale di Pisa e un postdoctoral a Washington è ora all’Istituto Nazionale di Astrofisica, precisamente all’Osservatorio di Arcetri. A Radio Kiss Kiss Italia ne abbiamo parlato proprio con Teresa Fornaro.

Ida: buongiorno!

Fornaro: buongiorno a tutti!

I: benvenuta a bordo. Ormai è la donna del momento, lo sa?

F: non mi aspettavo tutto questo però son contenta che il pubblico sia interessato alla scienza e all’esplorazione spaziale. È molto bello

I: come è arrivata a far parte di questo team?

F: ho partecipato ad un bando della Nasa, ho proposto un progetto che è quello di cercare delle molecole organiche che sono come le nostre, quindi le proteine, il Dna. Insomma molecole che indicherebbero una presenza di vita, almeno nel passato su Marte. E’ piaciuto e sono stata selezionata.

I : merito e competenze riconosciute. In cosa consiste questo studio. Abbiamo letto che arriveranno delle provette sulla Terra, vero?

F: questa è la prima di una serie di missioni che alla fine ci porterà nel 2031, probabilmente saranno 30 campioni marziani. Noi del team scientifico andremo a selezionare i campioni più interessanti sulla superficie. Il rover li depositerà poi in un determinato luogo dove non dovrebbero degradarsi, si dovrebbero preservare. E poi un altro rover li andrà a prendere, li manderà in orbita e un’altra missione li andrà prendere e li riporterà sulla Terra. Quindi molto complessa.

I: considerato che l’anno marziano non è come quello terrestre, quanto tempo ci vorrà?

F: e appunto 10 anni. La missione sulla superficie durerà tanto, speriamo. Se il rover resiste, è in salute durerà tanto e poi nel 2026 sarà inviato un altro rover a prendere questi campioni e ci vorrà dl tempo affinchè torni a casa.

I: cosa si aspetta da queste provette? Quando si parla di vita su Marte, cosa si intende esattamente?

F: si intende batteri, non ci aspettiamo nulla di più complesso perché le condizioni di Marte nel passato erano buone, floride per la vita batterica però poi sono cambiate, sono diventate inospitali. Quindi non pensiamo che la vita si sia potuta evolvere a livelli complessi come è avvenuto sulla Terra. Speriamo di trovare dei fossili di questi batteri sul fondo del lago, il sito che stiamo andando a visitare era un antico lago e c’era anche un fiume bellissimo che sfociava nel lago. Speriamo che in quei depositi si trovi qualcosa.

I: cosa ha pensato quando ha visto il rover atterrare su Marte? Sembravano immagini cinematografiche quelle arrivate dalla Nasa, i paracaduti. Lei cosa ha pensato in quel momento?

F: è stata un’emozione fortissima, sono scoppiata a piangere perché è la prima volta nella storia che viene ripreso l’ammartaggio perché la pima volta che sono state installate telecamere in tutti i componenti del modulo di discesa. E’ stato così possibile vedere questa polvere che si solleva dal suolo marziano. Come ha detto lei, è stato cinematografico, un’emozione enorme. Fa rabbrividire.

I: lei ha seguito tutto questo in streaming dall’Italia, se non ci fosse stato il covid?

F: purtroppo sì, a causa del Covid tutto il team scientifico ha lavorato in remoto, gli stessi americani. Solo gli ingegneri sono stati in California dove c’è il centro di controllo. Altrimenti saremmo stati tutti insieme, 450 persone tra ingegneri e scienziati e avremmo vissuto un’esperienza di almeno tre mesi tutti insieme per capire come far funzionare questo robottino su Marte. Il Covid ci ha tolto questa possibilità ma carino comunque anche lavorare in remoto. Emergono degli aspetti umani diversi, un sacco i bambini che piangono, che vanno dalle mamme e dai papà, vogliono giocare mentre stiamo in teleconferenza. C’è chi fa la teleconferenza nelle sale dove c’è la lavanderia e quindi si sente il rumore della lavatrice

I: l’aspetto umano è fondamentale anche per far capire che la scienza è qualcosa di vicino a noi, non qualcosa di irraggiungibile. Forse è arrivato il momento di dare il giusto spazio anche alla ricerca.

F: è fondamentale per l’avanzamento delle conoscenze ma anche perché ha tante ricadute dal punto di vista tecnologico su cose che noi utilizziamo tutti i giorni.

I: cosa vuole dire alle donne, alle ragazze che si ritrovano in un Paese che non dà il giusto peso alle competenze.

F: beh non direi, nel senso che se le donne si impegnano e lavorano arduamente possono raggiungere qualsiasi obiettivo in qualsiasi paese del mondo. Ho conosciuto tante donne caparbie, che hanno perseverato,  tanto per restare in tema di questa missione…

I: ecco Perseverance..

F: esatto… io direi quindi di impegnarsi sempre, io sono un esempio. Non sono stata discriminata nonostante avessi avuto da poco due gemelli quando sono stata selezionata.

I: accogliamo questa sua esperienza e soprattutto le rinnoviamo i complimenti per la sua partecipazione a questa missione così importante e storica. Speriamo i risentirci presto!

F: certo, grazie!

 

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