
Sono cresciuto in un quartiere popolare, ho fatto lavori umili ma il successo non mi ha cambiato.
PINO: ti sei ripreso dopo le fatiche del Sanremo?
RK: in realtà il festival è andato meglio di come me lo avevano descritto, forse è stato peggio il prima del Sanremo, con la preparazione della canzone, i pensieri negativi e positivi sul come sarà e se la canzone piacerà. Tutte cose che succedono quando ci tieni a fare bene.
PINO: la tua canzone piace e fa pensare.
RK: è un testo con dentro tanti argomenti che mi appartengono e che sono di tutti, dai soldi alla burocrazia, la stessa musica, tante cose che saranno anche nel mio prossimo progetto che sto per ultimare e che porterò in giro con i live a partire da ottobre.
PINO: come nascono le tue canzoni? Parti da un testo o vieni ispirato da una melodia?
RK: per questo nuovo progetto volevo che il testo fosse predominante quindi ho usato una scrittura molto RAP ma questo non esclude lo spazio al POP e alle melodie per raccontare una parte di me e il periodo storico che tutti stiamo vivendo.
PINO: appena maggiorenne sei andato a vivere da solo e la tua vita è cambiata.
RK: sono cresciuto in un quartiere popolare e in una situazione familiare che mi portava a pesare ogni cosa, quando sono andato via di casa ho cominciato subito a lavorare per mantenermi e per coltivare il sogno di fare musica, ma anche quando cominciavano ad arrivare i primi piccoli successi non ho mollato il lavoro nei ristoranti per paura di non farcela e perdere tutto. Quando poi è arrivato il momento di scegliere ho capito che quei 6 anni di lavoro duro come lavapiatti sono serviti per crescere e mi hanno dato tanto.