PRIMO SCOOP

Un informatore scientifico di Modena strangolato in un bed and breakfast a Mergellina, un medico napoletano in carriera, un primario di Bologna pronto ad assumere una importante carica pubblica. E due giornalisti – lui napoletano, lei modenese – che si confrontano, si scontrano, competono e collaborano nella risoluzione del giallo napoletano.
Anno 2020, piena emergenza Covid, l’Italia si accorge dell’importanza di formare una valida categoria di medici, quando si conclude una trama che ha inizio trent’anni prima, ai tempi dei mondiali di Italia Novanta. E sono le tracce lasciate dall’assassino – in modo narcisisticamente ricercato – all’interno della stanza del b&b, che riconducono l’attenzione a scelte, passi falsi e delitti consumati dai protagonisti del romanzo ai tempi dell’accesso alla professione medica.
Notti magiche, inseguendo un gol, poi la rete di Caniggia che diventa simbolo di un sogno interrotto sul più bello, una scena che irrompe nel racconto come la classica svolta decisiva, che consente ai due giornalisti-detective di chiudere la caccia al loro primo scoop. Una storia che abbraccia un periodo lungo trent’anni, dai nastri registrati sulle cassette dagli studenti universitari ai canali social usati dai due giornalisti per intrecciare la propria esperienza di vita: tra relazione intima e desiderio di affermazione professionale, tra sogno di una vita normale e desiderio di riscatto individuale. Due ere lontane – 1990 e 2020 – che trovano un punto di contatto in Primo scoop, romanzo che consente all’autore di tornare su temi cari alla sua formazione professionale: la differenza tra verità giudiziaria e realtà di fatto e l’impossibilità di racchiudere in un fascicolo tutte le sfumature che colorano una inchiesta giornalistica.

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