Tropico a KKI: “Non canterò mai amori felici. Avrei voluto scrivere Malafemmena”

Tropico è stato ospite nei nostri studi all’interno di Pausa Pranzo con Sara Lotta per parlare del suo nuovo album “Chiamami quando la magia finisce” e del tour che parte a dicembre.

Sara: Finalmente nei nostri studi, Davide, e grazie per le tue canzoni, che un po’ ci fanno soffrire, però sono bellissime!

Tropico: Spero che sia una cosa buona!

S: Era un complimento. “Chiamami quando la magia finisce” partiamo dall’album uscito il 29 settembre, raccontacelo.

T: Sono molto contento perché prima di questo ho fatto un disco “Non esiste amore a Napoli” di cui mi sono molto innamorato nel senso che ha aperto porte e situazioni, ha acceso una luce sul progetto. Quando prendi una bella cotta fare un nuovo disco vuol dire che devi averne una ancora più forte altrimenti non funziona. A questo giro la fase della scrittura è stata molto violenta, ho scritto un mare di canzoni prima di arrivare alle tracce del disco. Non mi era mai capitata prima una cosa del genere, è stata una bella lotta. Siamo arrivati a 50 provini, una cosa folle, io scrivo tanto ma non così tanto!

S: quante canzoni scrivi al giorno a settimana?

T: In realtà funziona a fasi alterne, una settimana ho gli studi prenotati o ho voglia, poi un mese non scrivo niente perché non mi va. Però in generale credo che la creatività, l’ispirazione, l’intuizione vadano aiutate. Non è sempre una questione che ti piove dell’alto. A volte capita che hai l’intuizione a sorpresa, però la devi tenere in allenamento, più scrivi e più è facile che qualcosa le becchi.

S: c’è autobiografia nelle tue canzoni?

T: sì assolutamente, nono riuscirei mai a scrivere cose diverse, sia quando scrivo per me sia quando scrivo per altri, ci butto sempre dentro qualcosa che ha a che fare con me con la mia vita o qualcosa che ho vissuto. Creo che sia fondamentale il fattore empatia della mia scrittura, mettendoci la mia vita e i fatti miei credo di essere una persona che vive cose come tutti. Questo fa sì che le persone facciano più in fretta ad immedesimarsi nei testi, nelle melodie.

S: Abbiamo ascoltato “Fantasie” con Cesare Cremonini, amico di vecchia data che hai conosciuto tramite la piattaforma myspace tanti anni fa. C’è qualcosa che ancora non conoscevi di Cesare?

T: Io e Cesare siamo fratelli, sappiamo l’uno i segreti dell’altro, ci confrontiamo quotidianamente, al di là della musica c’è un rapporto molto stretto. Il feeling che abbiamo non è una cosa così banale. Nella musica succede raramente di incontrare una persona con cui ti capisci così bene e Cesare è una di quelle.

S: Tu hai scritto per tanti artisti, la sensazione è che ci siano quasi due Davide, quello che scrive per gli altri e quello che scrive per sé stesso, come convivono queste due nature?

T: io sono un curioso di natura, mi piace imparare linguaggi nuovi, modi di beccare le melodie diversi dal mio, vogli ascoltare nuovi talenti, giocarci, questo è il mio lato più autore. Quando scrivo per me, invece, non mi importa di confrontarmi con il mercato, spotify, le radio. Mi importa solo della gente. Se devo giocare, voglio giocare con i grossi, se devo individuare dei competitors lo faccio con Battisti, Dalla, Daniele, Murolo, quella è la gara per me, poi magari perdi in male modo, ma quella è la gara.

S: Quale canzone della musica italiana avresti voluto scrivere tu?

T: “Malafemmena” di Totò, una canzone che è gigantesca per me e che avrei voluto scrivere io.

S: nel tuo nuovo album c’è tanto napoletano, nella lingua e anche nei suoni. Si sentono tanti riferimenti alla canzone classica napoletana, “Reginella” a “Malafemmena” appunto.

T: La musica napoletana ce l’ho nel cuore, voce e chitarra, mi uccide! C’è un disco di Murolo solo voce e chitarra con cui sono cresciuto, che mi uccide! Amo quel linguaggio elevato, puro, pulito, come oggi non si può più fare. A me ha sempre emozionato quel linguaggio che è sparito e quindi ne volevo fare una mia.

S: che rapporto hai con i fan?

T: Io do molto ascolto alla gente, siamo un’anomalia totale! Nessuno si aspettava che ce la potevo fare, che potessi fare l’autore per altri perché ho provato tante volte e mi sono sempre schiantato. Quella che sta accadendo è una cosa assurda, se sta succedendo è perché lo sta decidendo la gente che pensa che con Tropico ha trovato la cosa giusta e spinge. I primi a muovere tutto sono stati loro. Le persone hanno spinto i live ed io le rispetto molto. Quello che è avvenuto è una vera e propria sommossa popolare che spero vada a crescere sempre più. I numeri sono proprio grossi in proporzione alla visibilità del mio progetto. Abbiamo fatto sold out in un palazzetto con appena 60 mila followers sui social. Queste sono cose che mi fanno dire: che bello si può ancora fare musica, canzoni,  dischi. la cosa principale è non dimenticarsi che la musica è delle persone e se ti spingono loro stai andando bene.

S: Napoli: ci sono tanti riferimenti alla città nelle tue canzoni. Piazza Garibaldi, Corso Malta, Capodichino, Rocce Verdi, Via Marina e tanti altri. Questi sono evidentemente posti che ti sono cari, c’è un posto di Napoli dove non riesci più ad andare perché ti fa stare male? Magari ti ricorda qualcosa che vuoi dimenticare.

T: No, Napoli è troppo importante per me come spunto per partire a scrivere, noi potrei eliminare un posto perché mi ricorda qualcosa. So che le mie canoni parlano spesso di amori infelici, in generale la mia visione dell’amore non è felicità e un bicchiere di vino. Mi piace l’amore più disgraziato che credo sia più reale, più vivo, anche perché se ci pensi, non esistono canzoni di amori felici che sono diventate delle hit importanti.

S: Quindi non scriverai mai una canzone su un amore felice?

T: No, non la scriverò, mi piace di più l’amore malinconico.

S: Intanto da dicembre parte il tour!

T: Sì, siamo una carovana di persone, è incredibile! Dieci musicisti più dodici persone che ci seguono, una mandria! Partiamo da bari il 9 dicembre, poi Roma con due date (sold out), poi Bologna, Milano il 17 dicembre e chiudiamo a Napoli al Palapartenope il 23 dicembre (sold out). È tutto incredibile , mai avremmo immaginato tanto!

S: Davide, ci vedremo ai live, intanto ci salutiamo con una canzone che hai registrato con Madame, “Anema e notte”, in cui lei canta in napoletano, sapevi già che sapesse farlo così bene?

T: No, ci abbiamo lavorato in una giornata in studio, abbiamo curato bene la pronuncia. Sapevo che Madame poteva capire il linguaggio e che si sarebbe divertita. Si è messe in gioco ed ha convinto tutti. 

In bocca al lupo e grazie a tutti

Crepi crepi crepi, grazie

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