Negli studi di Radio Kiss Kiss Italia è venuto a trovarci Venerus. L’artista presenta “Speriamo”, il suo terzo album in studio, un titolo che è augurio, volontà ed invito. «Sono tempi davvero molto bui e io vorrei essere parte di questo cambiamento», racconta.
Con Speriamo, Venerus desidera toccare il cuore delle persone, ricordando che la musica può ancora unire, offrire uno spazio comune e restituire fiducia nell’umanità. Crede che ognuno abbia gli strumenti per ritrovarsi e che l’arte possa diventare un mezzo per farlo.
Un’umanità che l’artista ama osservare e che, per questo progetto, ha anche voluto farsi osservare. Prima dell’uscita del disco, infatti, si è chiuso per quattro giorni in un’ex edicola di vetro in una stazione della metropolitana. Un esperimento di introspezione e condivisione: le pareti diventano pagine, riempite di testi scritti e riscritti, cancellati e ricomposti davanti ai passanti. «Per quanto fossi io l’oggetto d’osservazione, ho provato a osservare le persone e i loro ritmi, i loro pensieri. È una cosa che amo fare e che mi dà molto», spiega.
Il viaggio, per Venerus, è una costante. A diciott’anni parte per Londra, dove entra in contatto con la scena musicale internazionale e scopre il valore dell’ascolto e della curiosità. Da allora il suo viaggio si è trasformato in un percorso interiore, in una ricerca artistica, musicale e personale.
Dopo un secondo album più intimo, con Speriamo l’artista ha scelto di riconnettersi con il tessuto vivo della musica italiana, coinvolgendo amici e colleghi, ma anche nuove voci con cui non aveva ancora condiviso un legame profondo.
Nel disco compaiono Marco Castello, Cosmo, Altea, Gemitaiz, Side Baby, Mahmood, Jake La Furia, Mace, Izi e Amanda Lean & not for climbing.
Nel dialogo emerge anche uno sguardo rivolto al futuro e alle nuove generazioni. «Credo che la generazione più giovane sia il cambiamento. Sono loro a farci capire che il futuro che abbiamo costruito non è sostenibile, e hanno un senso d’urgenza che dovremmo imparare da loro».
Venerus ha deciso di rendere Speriamo non solo un disco ma uno spettacolo teatrale, una forma nuova di espressione che attraverserà diversi spazi in Italia. Non è un concerto, ma una narrazione scenica dove le canzoni diventano la colonna sonora di un racconto condiviso con le persone che hanno preso parte al progetto. «È un’occasione per reinventarci», spiega. «Per me è una nuova veste, quella del teatro, per portare la mia musica non solo come canzone, ma come racconto di una storia».
Per Venerus, i luoghi dello spettacolo sono luoghi di resistenza: spazi in cui l’arte torna a essere incontro diretto, “un po’ a mano, un po’ porta a porta”.
Ecco l’articolo dell’intervista di Venerus