17 febbraio 1992 scoppia Tangentopoli, Cantone: “Un’occasione sprecata! Legge Severino? La sua abolizione ci riporta indietro di 30 anni”

17 febbraio 1992: inizia l’era Tangentopoli. Quel giorno Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio di Milano, viene sorpreso mentre riceve una mazzetta. Da quel momento parte un’indagine che porterà a 2565 indagati, 1408 condannati, 544 assolti. Cadono la prima Repubblica e tutto il sistema partitico dominante. Dopo 30 anni, cosa è rimasto di questa lotta alla corruzione? A Radio Kiss Kiss Italia ne abbiamo parlato con Raffaele Cantone, Procuratore della Repubblica di Perugia e per 6 anni alla guida dell’Autorità anti corruzione.

Ida: cantone buongiorno!

Cantone: buongiorno a lei!

I: come possiamo riassumere questi trent’anni di Tangentopoli?

C: direi che è stata un’occasione sprecata, era un’occasione per cambiare il Paese non nel senso giustizialista ma modernizzando la Pubblica Amministrazione perché legalità e rispetto delle regole rendono efficiente l’amministrazione creando le condizioni per renderla servente rispetto agli interessi dei cittadini. Credo che Tangentopoli , in questo senso, sia stata una grande occasione sprecata, soprattutto dopo

I: ci fu una certa spettacolarizzazione della giustizia?

C: ci fu ma era inevitabile perché ci fu una grande attenzione dell’opinione pubblica. Tra l’altro, quella è stata una vicenda molto particolare perché l’opinione pubblica si era accodata alle indagini giudiziarie e non sono stati i cittadini gli autori di quello che era un cambiamento in atto. I cittadini, probabilmente, non vedevano l’ora che accadessero queste cose.          Quella spettacolarizzazione era anche il segnale di quanta insofferenza ci fosse nei cittadini rispetto ad un sistema di illeciti e di ruberie di tutti

I: tra i cittadini è poi subentrata una sorte di rassegnazione, un’accettazione del sistema corruzione. Lei che è stato anche a capo dell’Autorità anti corruzione, ha percepito, percepisce questo sentimento?

C: la sento ma in modo pendolare nel senso che ci sono dei periodi in cui i cittadini sono rassegnati rispetto all’idea che contro la corruzione non si possa far nulla e periodi in cui, invece, cresce l’entusiasmo, l’aspettativa, la speranza. L’Italia sotto questo profilo si è sempre comportata  con questa logica del pendolo, momenti di grande attenzione al fenomeno e momenti in cui il fenomeno viene messo nel dimenticatoio come se fosse inesistente. E invece cova sotto la cenere con grande forza

I: come è cambiato questo sistema  di corruzione? La tangente data ai politici e ai partiti trent’anni fa, che forme ha assunto oggi?

C: sono cambiate le modalità con cui vengono date le tangenti ma spesso sono cambiati anche gli attori dell’apporto tangentizio. Innanzitutto non è più la politica a menare le danze, spesso non sono neanche più i politici a prendere le tangenti perché con le riforme che ci sono state nel corso degli anni, la burocrazia ha avuto un peso sempre maggiore nelle decisioni che riguardano gli appalti, le provvidenze, le scelte che riguardano gli interessi degli imprenditori. Poi, sono soprattutto i comitati d’affari che la fanno da padroni e i olitici spesso fanno parte di questi comitati d’affari che si occupano anche della scelta del politico fin dalla possibilità di individuarlo dall’inizio, di farlo eleggere. Parlo soprattutto degli enti minori, gli enti locali che spesso vengono amministrati con le risorse del paese con un meccanismo in cui corrotti e corruttori si ritrovano dalla stessa parte non più in posizioni contrapposte.  

I: a proposito di amministratori, è stato approvato il referendum sull’abolizione della legge Severino. Lei è stato uno dei consulenti per la stesura della legge che prevede l’incandidabilità e quindi la decadenza per chi ha una condanna che supera i due anni. Parliamo di amministratori locali

C: viene applicata a tutti i politici, quindi anche ai parlamentari che è una novità clamorosa per quanto ci riguarda perché fino a prima della Severino questo non c’è.

I: e allora perché abolirla?

C: questo dovrebbe chiederlo a chi ha organizzato il referendum. Io non scendo in valutazioni politiche, dico che per quanto ci riguarda si tratta di un passo indietro clamoroso che ci espone anche a critiche dal punto di vista internazionale perché questa riforma era stata chiesta a gran voce dagli organismi che si erano occupati di corruzione. Questa riforma aveva messo il nostro Paese alla pari con tutti gli altri Paesi nei quali non è necessario avere nemmeno la regola perché basta molto meno per non essere più candidati o decadere. Basta non pagare dei contributi alle colf mentre da noi sembra diventato normale che un soggetto che possa essere condannato per bancarotta o per evasione fiscale possa continuare a svolgere il suo ruolo all’interno del Parlamento. La legge Severino lo impediva, tra l’altro lo impediva anche a maglie molto larghe perché non tutte le condanne lo precludevano. Parliamo di condanne al di sopra dei due anni per fatti anche gravi. Era dunque, una norma di civiltà minima quindi l’abolizione della legge Severino, delle norme sull’incandidabilità, potrebbe farci fare un passo indietro. Tra l’altro, i cittadini dovrebbero sapere che questo consentirà ai condannati non in via definitiva per  mafia di riprendere a fare i sindaci, i presidenti delle regioni, i consiglieri comunali. Queste leggi erano state volute da Falcone, quella per esempio di impedire ai condannati in primo grado per mafia di rivestire un ruolo nella Pubblica Amministrazione. Credo che questa sia una norma che metteva in esecuzione un principio  costituzionale sacrosanto, quello per il quale chi riveste cariche pubbliche lo deve fare con dignità e onore. Chi è condannato non lo fa con dignità ed onore. Io credo che questo referendum, intanto, probabilmente sia giustificato anche da alcune applicazioni limitate della Legge Severino perché si pensa a questa norma col riferimento alle condanne in primo grado per abuso d’ufficio, quelle che hanno contato fatti eclatanti soprattutto perché ci sono state assoluzioni in appello. In realtà la normativa prevede molto altro. L’abolizione ci fa fare un passo indietro di trent’anni altro che lotta alla corruzione.

I: mafie e corruzione, che rischio c’è ora che bisognerà attuare i progetti del Pnrr?

C: ma io penso che alcuni rischi li abbiamo già visti nelle modalità  con cui tutta una serie di organizzazioni criminali si sono lanciate sui sacrosanti benefici che erano stati previsti dai  superbonus. Credo che quando si allargano eccessivamente le maglie dei controlli preventivi ovviamente qualcuno ne approfitta. Ho letto le intercettazioni, ce ne siamo occupati anche noi come Procura di alcune vicende. Ho letto, per esempio, le intercettazioni della Procura di Rimini, quei delinquenti dicevano “questa legge sembra fatta apposta per noi”. ecco, io credo che su questo bisogna  assolutamente essere attenti. I soldi sono l’assicurazione del nostro futuro e dei nostri figli anche perché molti li dovremo restituire. Se riusciamo a cogliere l’occasione di spenderli in maniera rigorosa o corretta per fare ciò che ci serve, infrastrutture, migliorare la sanità, rilanciare la scuola pubblica allora saranno una grande occasione. E’ evidente, però,  dovunque arrivano fiumi di quattrini c’è chi tende a speculare. Sarebbe compito nostro, compito delle istituzioni mettere in campo tutta una serie di vincoli affinché ciò non avvenga  e questo, devo dire, non sta del tutto avvenendo o quanto meno non è avvenuto in una prima fase. Adesso sui superbonus c’è una stretta assolutamente corretta

I: grazie di aver viaggiato con noi!

C: grazie a voi!

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