Addio Raffaella! Dipollina: “Era la dea della porta accanto”

5 luglio 2021, Raffaella Carra’ non c’è più. La notizia arriva come un fulmine a ciel sereno. Le agenzie cominciano a battere l’annuncio arrivato da Japino, le tv iniziano a diffondere spezzoni di trasmissioni, le radio i suoi successi noti in tutto il mondo. No, non uò essere vero, il caschetto biondo, la ragazza del Tuca Tuca è andata via. Dopo lo stordimento iniziale, arriva la presa di coscienza. Ma Raffaella Carra’ non può morire, è un’icona, un mito. E le icone e i miti non muoiono. A Radio Kiss Kiss Italia ne abbiamo parlato con Antonio Dipollina, critico televisivo di Repubblica.

Ida: Antonio buongiorno

Dipollina: buongiorno a voi!

I: da dove partire per raccontare Raffaella Carra’

D: è stata la vera difficoltà di tutti noi nel doverne scrivere subito. E’ talmente esteso quello che ha fatto. Diciamo prima di tutto che c’è una linea generazionale abbastanza precisa e marcata in questo momento nel ricordarla. Chi ha più di 40 anni l’ha vissuta come un personaggio immanente. Per quelli che vanno dai 40/50 in su che guardavano la tv da giovani c’era un solo canale, quindi la guardavano tutti e tutti ne hanno un ricordo fortissimo. Per i più giovani, magari, è un’altra cosa e forse sono anche abbastanza sbigottiti di fronte alle dimostrazioni d’affetto che non si riscontrano per nessuno. Anche chi non l’apprezzava particolarmente o non la seguiva con i suoi programmi ha un pensiero per lei. Lei era nettamente superiore a tutto quello che faceva. In sintesi, era una dea ma una dea della porta accanto che poteva abitare nel tuo condominio e quando una raggiunge una condizione simile svecchiando tutto quello che c’era da svecchiare, portando allegria era come se nella televisione in bianco e nero si passasse una vernice improvvisamente quando sbucava lei. Insomma tutto diventava nuovo e pieno di speranza per il futuro, moderno, più allegro

I: Raffaella ha cambiato la televisione e l’Italia, se parliamo di costumi

D: era l’Italia che raggiungeva Raffaella, di stare al passo con quello che la Carra’ rappresentava in fatto di libertà, di cose allora inaudite per la tv. E’ difficile farlo capire ai giovani , far capire cos’era il Tuca Tuca che volevano censurare per i tocchi allusivi. Ci si mise di mezzo Alberto Sordi a imporla. La storia e anche un po’ la leggenda narra che Sordi avrebbe detto ” non scherziamo, questa cosa va e va benissimo e funziona”. E, improvvisamente l’Italia che si guardava e si specchiava con numeri impressionanti, parliamo di 25 milioni di telespettatori, le andavano dietro, il giorno dopo si riscoprivano più liberi, più adulti, più consapevoli. Si poteva fare e ce lo diceva Raffaella Carra’

I: era il 4 ottobre 1971 quando si vide l’ombelico in tv per la prima volta e questo fece subito scandalo. Da queste polemiche sono nate le battaglie per il cambiamento, l’affermazione dei diritti, le trasgressioni della porta accanto

D: fino a quel momento, nella tv non è che fosse proibito tutto. Le Kessler, per esempio, avevano le calzamaglie che, non è che escludevano il concetto di gambe, ma c’era quell’ipocrisia di fondo nel fare varietà. Ed era un varietà che valeva la nostra Broadway italiana in tv in onda ogni sabato sera. L’ombelico, invece, era nudo, libero. Era l’ombelico del mondo e noi l’abbiamo vissuto in quel modo così come un gran pezzo d’Italia

I: il suo Pronto, Raffaella divenne addirittura un caso politico. Gli ascolti altissimi pare che avessero fatto arrabbiare addirittura Bettino Craxi

D: si disse che c’era un eccesso soprattutto in quella fascia oraria. Fino ad allora, la tv era soprattutto la sera. La valorizzazione di quella fascia oraria, quella di mezzogiorno, poteva distrarre, portare disattenzione pel paese proprio nel bel mezzo della giornata. C’erano anche altri politici che avevano combattuto la televisione a colori perché dicevano che era troppo divertente e avrebbe distratto troppo un popolo che, invece, doveva lavorare, crescere i figli e così via. Raffaella era esattamente il contrario di tutto questo e lo dimostrò anche in quella fascia di mezzogiorno. In quel caso, con l’ausilio di Gianni Boncompagni, genio assoluto del pop estremo televisivo, inventò senza ipocrisia alcuna programmi cult e Raffaella ne era l’interprete ideale.

I: grazie Antonio di averci parlato della grande Raffaella. Viva Raffaella

D: Viva Raffaella, grazie a voi e buona giornata

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