Attacco al Congresso Usa, Katherine Wilson: “Razzismo nella gestione della situazione”

 

Under attack, sotto attacco! Potrebbe essere il titolo di un thriller o di un film d’azione e invece, quanto accaduto a Washington, è pura realtà. Il 6 gennaio scorso, Capitol Hill è stata “occupata” da manifestanti pro Trump. Abbiamo visto tutti le immagini dell’invasione all’interno del Senato dei fan di The Donald. Bilancio dell’irruzione: 5 morti e 13 feriti. Poco dopo, appena tornata la calma, Joe Biden è stato proclamato nuovo Presidente degli Usa. Come è stato possibile tutto questo? A Radio Kiss Kiss Italia ne abbiamo parlato con Katherine Wilson, giornalista e scrittrice.
Ida: buongiorno e bentrovata

W: buongiorno a te e a tutti gli ascoltatori

I: l’ultima volta che ci siamo sentite è stato per commentare le elezioni americane. Durante la chiacchierata hai detto una cosa che mi è rimasta particolarmente impressa. Quando ti ho chiesto cosa rappresentassero quelle elezioni, tu mi hai risposto: sono un banco di prova per la tenuta della democrazia americana. Sei stata profetica

W: non lo so, chi avrebbe mai potuto prevederlo. Io penso che questa sia una prova per la democrazia, noi americani pensavamo di essere immuni. Pensavamo che la nostra democrazia fosse talmente forte che non potevamo cadere nella trappola di persone che strumentalizzano le paure, il razzismo. E invece, è una cosa che succede proprio a tutti i paesi

I: ma ora cosa succederà. Si evoca il 25esimo emendamento, dunque la destituzione del Presidente anche se mancano solo due settimane alla fine del mandato. In un momento così delicato, non potrebbe causare altre scintille?

W: potrebbe sì, sia il 25esimo emendamento che l’impeachment. L’impeachment, per esempio, è una causa che deve passare prima per la Camera poi per il Senato. Insomma sono due cose complicate. Io penso che bisognerebbe cercare di capire come gestire questi ultimi 13 giorni in modo tale che siano meno danni possibili perché sembra che Trump davvero non abbia nulla da perdere. Il Paese ha invece molto da perdere.

I: chi sono questi fan di Trump? Spieghiamolo perché ci sono come al solito analisi che alterano i fatti, anche attraverso i social. A tal proposito c’è chi ha parlato di figuranti infiltratati per inscenare questa sceneggiata.

W: sicuramente sono estremisti, sono sì sostenitori di Trump ma bisogna chiamarli terroristi. A livello di immagine, la cosa allucinante non sono queste persone di cui noi sapevamo e che Trump ha aizzato, fomentando la rabbia e la frustrazione, ma è stata la mancanza di protezione del governo. Non oso immaginare se queste persone fossero state nere. Quando c’è stato Black lives matter ricordiamo tutti i carri armati, centinaia di agenti armati che erano pronti per le eventuali proteste. Quando si sapeva che poteva succedere, perché Trump da parecchio tempo sta invitando a scendere in strada, c’erano le guardie normali che stanno lì per i turisti. Erano le persone che fanno le guide del Campidoglio poi dopo è arrivata la Guardia nazionale ma solo in un secondo momento. Io vedo il razzismo al centro di questa situazione, queste persone erano tutte bianche. Se noi immaginiamo un gruppo così ma nero, cosa sarebbe successo? Non oso immaginarlo.

I: questa lettura fotografa lo stile di Trump. Quanto c’entra l’elezione in Georgia?

W: questo è stato un grande segno di democrazia e poche persone ne hanno parlato. Le immagini dello sciamano alla Camera hanno dominato. Quando però pensiamo a livello sociale e storico, l’idea di due senatori della Georgia democratici, di cui uno è un pastore nero, la quantità di persone nere che hanno votato proprio in Georgia perché hanno avuto fiducia nelle possibilità di cambiamento del futuro, ecco è stato un enorme successo. Non solo per il partito democratico ma proprio per la democrazia, tanta gente ha votato per la prima volta per i motivi che sappiamo, delusi dalla politica e invece questo ha cambiato la storia dell’America perché ora il Senato è nelle mani dei democratici. E questo farà un enorme differenza.

I: e non resta che aspettare due settimane quando il 20 gennaio ci sarà il giuramento e dunque l’insediamento di Joe Biden. Che tipo di cerimonia sarà ,tenendo conto del rischio Covid.

W: ho già detto ai miei genitori che sono a Washington di starsene a casa. Credo che il fatto che Trump sia abbandonato dai repubblicani e anche dallo stesso vice Presidente Mike Pence che è stato sempre leale e che per la prima volta ha detto “anch’io prendo le distanze da Donald Trump”, credo che si sia indebolito. Speriamo in un servizio di protezione sia peri neri che per i bianchi.

I: Katherine, grazie di essere stata con noi oggi e speriamo di arrivare al 20 gennaio con un passaggio di testimonio tranquillo, come deve essere in una democrazia.

W: grazie anche a te

 

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