Notte europea della geografia, Riccardo Morri: “Con la pandemia abbiamo compreso l’importanza di conoscere il mondo”

 

Geografia, questa sconosciuta! Che fine ha fatto questa materia che fino ad una decina di anni fa era tra le più importanti dei programmi scolastici e dei corsi universitari?
E, soprattutto, qual è il suo stato di salute nell’era di internet? Ed ecco che anche in questo 2021, il 9 aprile, arriva la notte europea della Geografia che, attraverso eventi, manifestazioni, incontri ed iniziative varie cercherà di raccontare il mondo e il ruolo del geografo.
Questa mattina ne abbiamo parlato con il prof. Riccardo Morri, presidente dell’associazione italiana insegnanti di geografia.

Ida: prof. Morri buongiorno!

Morri: buongiorno e grazie a voi

I: ci fa molto piacere parlare di geografia perché torniamo indietro negli anni, a quando ci arrabbiavamo con i professori ma poi ora ci rendiamo conto che la geografia è una gran bella materia.

M: sì, assolutamente. Diciamo che ora bisognerebbe recuperare la consapevolezza che il dove è importante esattamente come il quando. Sapere dove nasce un fenomeno, quali sono le caratteristiche del territorio per orientarsi, per comprendere la complessità del mondo. Insomma, lo stiamo imparando drammaticamente in questo periodo. Abbiamo visto come le differenze di territori incidano sulla qualità della vita delle persone, addirittura sulla sopravvivenza perché le diverse caratteristiche dei territori in questo momento hanno determinato anche le possibilità di sopravvivenza delle persone a noi care. E pensiamo anche alla capacità di saper condividere in maniera responsabile uno spazio pubblico. Ecco la geografia dà questa possibilità, la costruisce giorno per giorno a scuola

I: ecco la scuola, ad un anno dalla pandemia e di Dad, come sono i professori?

M: la difficoltà è strutturale che quest’anno e mezzo ha semplicemente amplificato perché è già di per sé difficile insegnare geografia perché sono pochissime le ore, sono pochissimi gli strumenti messi a disposizione. Noi ci dannavamo però almeno avevamo una risorsa che era quella delle carte geografiche, quelle appese alle pareti. Ora sono scomparse anche quelle. Può sembrare una banalità, visto che io sono un po’ più tradizionale, però non erano semplicemente degli elementi di arredo ma consentivano di prendere confidenza con un mondo che era molto più ampio di quello che vivevamo all’interno dell’aula, del nostro quartiere, della nostra città.

I: un mondo oggi costantemente in evoluzione. Ci sono confini, spazi che cambiano

M: esattamente e quindi cogliere questi cambiamenti attraverso la geografia è fondamentale. La geografia abitua al cambio di scala, abitua alle diverse prospettive e alla legittimazione dei tanti punti di vista. Senza un insegnamento corretto della geografia a scuola e anche nelle università diventa anche difficile vincere la sfida della transizione ecologica perché presuppone che io sappia comprendere che quello che succede qui in realtà ha un riverbero anche in posti lontanissimi da me e, soprattutto, ragionare in termini di permanenza e di globalità ovvero di cambiamenti di media e lunga durata e su diversa scala.

I: a proposito di transizione ecologica, Google maps aggiornerà i percorsi consigliando quello più ecologico e non più quello più veloce.

M: esattamente. La tecnologia è uno strumento però questo rapporto mediato con la realtà ci sta togliendo anche il gusto di viaggiare. Si pensa che il viaggio sia tutto nel raggiungere il prima possibile la nostra destinazione mentre in realtà il viaggio è proprio l’esperienza dell’attraversamento, la capacità di osservazione dello spazio che stiamo attraversando dal momento in cui partiamo al momento in cui arriviamo. Insomma non si consumo tutto nel momento, non si riduce tutto all’immagine sul nostro smartphone o sul nostro navigatore in auto

I: intanto cosa prova quando uno studente non sa collocare una città?

M: giustamente c’è stata una reazione ad un apprendimento che fosse solo mnemonico e di base nozionistico. Purtroppo come spesso succede in Italia, purtroppo poi non si è trovato un momento di equilibrio. Conoscere più o meno la capitale di uno Stato o l’altezza di un monte ha un’importanza relativa. C’è il problema di sapersi orientare quindi quello che a me scoraggia è quando un ragazzo ha difficoltà a sapere cosa c’è a sud o ad est dell’Italia o dove si trova la Cina. Questo chiaramente è un’abitudine a ragionare in termini spaziali che si perde completamente se non si esercita a partire dalla scuola dell’infanzia dove l’orientamento è fondamentale però poi va coltivato anche nei vari ordini e gradi di scuola, cosa che è veramente molto molto difficile perché le ore sono pochissime e purtroppo molte volte non vengono assegnate agli insegnanti che hanno studiato geografia. Un altro problema grande che ha la geografia è che tutti siamo convinti di sapere cosa sia e cosa comporti conoscere la geografia ma pochi studiano davvero per insegnarla.

I: grazie Prof. Morri e Buona Notte della Geografia

M: grazie a voi!

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