Arriva dagli Usa un nuovo terremoto finanziario ovvero il crack della Silicon Valley Bank. Come già si intuisce dal nome, la banca era legata al mondo delle start up californiane. Venerdì 10 marzo l’istituto di credito viene affidato ad un curatore fallimentare. Da quel momento scatta la preoccupazione per un rischio contagio ma soprattutto la paura di tornare ad una crisi economica come quella causata dal crollo della Lehman Brothers.
A Radio Kiss Kiss Italia ne abbiamo parlato con l’economista Azzurra Rinaldi che ha invitato tutti noi ad evitare il panico economico
Ida: Azzurra buongiorno, è un piacere ritrovarti. Questa situazione della banca americana deve preoccupare o no? Dovendolo spiegare ai nostri radioascoltatori, cos’è successo esattamente?
Azzurra: buongiorno a tutti voi! È successo che, a seguito della pandemia e dell’invasione russa in Ucraina, le banche centrali hanno adottato delle strategie di controllo sulla gestione del denaro aumentando soprattutto gli interessi. Nello specifico, quelli della FED, nell’ultimo anno sono saliti del 4,75% portando al fallimento di molte imprese e start up che non sono riuscite a starvi dietro. La conseguenza, inevitabile, è stata anche il fallimento della Silicon Valley Bank.
I: guardando al passato, ciò che può spaventare è sicuramente l’idea di rivivere la crisi economica dello scorso decennio, quella del 2008. Ci sono delle cose in comune in questi due fallimenti?
A: sicuramente, da sottolineare, è il fattore comune della poca produttività concreta che questi settori hanno. In realtà però la situazione questa volta è diversa, la FED è intervenuta immediatamente con l’iniziativa di proteggere non solo i conti di 250 mila dollari ma anche quelli con un deposito quantitativo maggiore.
I: quindi non c’è rischio contagio come nel 2008?
A: sembra un rischio che si sta cercando di evitare. Gli Usa hanno assunto un atteggiamento molto più responsabile rispetto al passato e oltretutto le banche europee hanno un quadro di protezione molto più rigido. Sono considerate anche più solide.
I: per quanto riguarda la Silicon Valley Bank, c’è da dire che era legata alle start up, un qualcosa di molto americano no?
A: totalmente. Negli ultimi anni la SVB gestiva il 56% dei fondi complessivi utilizzati per finanziare le start up. È una realtà statunitense che apporta dinamismo e crescita imprenditoriale al mercato. Da noi invece è uno scenario che si sta aprendo negli ultimi anni.
I: l’economia digitale sembra vivere come una bolla che ciclicamente si sgonfia, il famoso boom and bust.
A: è dagli anni 90’ che avviene. Sono settori sottoposti a scarsa regolamentazione, soprattutto il settore finanziario, e ogni volta che c’è una crisi sembra ci sia l’intenzione di porre delle regole. Poi dopo, però, ci si ritrova sempre nelle stesse identiche situazioni.
I: che consiglio vogliamo dare ai nostri ascoltatori? Cosa fare, cosa non?
A: evitiamo di creare panico, evitiamo la cosiddetta bank run. In economia, purtroppo, le aspettative si auto avverano ed è ciò che è successo con la SVB. Agendo in preda al panico facciamo sì che il rischio si avveri e acceleri addirittura la crisi in modo anche disastroso. Siamo in una situazione con maggior solidità ma rimanendo pur sempre vigili, in vista del futuro e di ipotetici rialzi dei tassi d’interesse.
I: anche perché domani c’è la riunione della BCE, no?
A: esattamente. Ci aspettiamo che la FED non rialzi i tassi d’interesse, mentre la BCE rispetto a ciò che aveva già anticipato, ovvero un aumento del 3% non dovrebbe subire variazioni. Bisognerà valutare.
I: Azzurra grazie mille per essere stata con noi e per averci chiarito meglio la situazione, buon lavoro!
A: grazie mille a voi!