Torna l’esame di maturità e torna in presenza con la prima prova scritta. Circa 520 mila studenti italiani si avviano a concludere il percorso scolastico. E si sa, questo momento sarà indimenticabile. Nelle tracce Nedda di Verga, La via ferrata di Pascoli, un brano dal libro di Liliana Segre e Gherardo Colombo, ma anche il Covid, la musica e l’iperconnessione e i suoi rischi. A Radio Kiss Kiss Italia ne abbiamo parlato con Viola Ardone, scrittrice (Il treno dei bambini, Olivia Denaro) ma anche docente di italiano e latino al liceo De Carlo di Giugliano
Ida: Viola buongiorno!
Ardone: buongiorno a voi
I: come ti senti alla fine di un anno scolastico e in una giornata particolare come questa?
A: è stata un po’ una scommessa perché all’inizio dell’anno non sapevamo per quanto tempo saremmo rimasti sui banchi, se ci saremmo rimasti e quindi ora sembra una scommessa vinta grazie alla campagna di vaccinazione ma, voglio dirlo, anche grazie alla bravura e alla coerenza degli studenti che hanno indossato le mascherine, rispettato i protocolli. Un grande collaborazione con le famiglie, con gli studenti e anche con i docenti. Si parla spesso maluccio della scuola però questa volta vorrei veramente fare una lode gli studenti, ai colleghi e soprattutto ai miei alunni.
I: i ragazzi sono stati i più penalizzati, sempre bersagliati, guardati con diffidenza perché portatori del virus. Alla fine c’hanno messo tutto l’impegno possibile per concludere questo anno scolastico
A: sì, ed erano anche parecchio spaventati all’inizio per il fatto di dover sostenere queste prove in presenza, le prove scritte soprattutto. Una paura giustificata da un certo punto di vista, ora superata e quindi una grandissima vittoria. Io credo che oggi per loro sia un giorno di festa e anche per noi perché ci stanno traghettando simbolicamente verso un momento di passaggio. Quella cioè che, tradizionalmente, era la maturità per i ragazzi quest’anno potrebbe essere la maturità un po’ per tutti, potremmo festeggiare tutti insieme, una linea d’ombra che tutti attraversiamo verso un ritorno alla normalità
I: un ritorno alla normalità ma anche magari un cambiamento. Cosa ti aspetti, tu?
A: lo spero veramente perché in questi due anni di Covid si è parlato tantissimo di scuola, molto di più che in passato. Si è parlato molto, sono state lanciate delle proposte alcune più condivisibili altre meno. Ed è per questo che non vorrei che ora tutto questo cadesse nel dimenticatoio e si continuasse voltando pagina. La scuola ha bisogno di tempo, di spazio. Abbiamo visto che le aule scolastiche sono insufficienti per la maggior parte degli istituti e degli studenti quindi, quella che era chiamata distanza sociale e personale, dovrebbe diventare una distanza di studio e di concentrazione, aule, dunque, più grandi e proporzionate al numero degli studenti, mai più aule di 28/30 alunni come continua a succedere. Si dovrebbero rivedere i programmi scolastici, parlare di più di stori, di geografia, di educazione civica. Il presente ce lo impone. Stiamo vivendo in tempo di guerra dunque sarebbe bene che anche i programmi scolastici si adeguassero a questo
I: intanto oggi si parte con la prima prova. Cosa dovranno aspettarsi i ragazzi?
A: i ragazzi si specchiano nel foglio bianco, all’inizio hanno un brivido perché quel bianco può mettere in soggezione. Quello che io consiglio sempre ai miei alunni è di guardare a quel foglio bianco veramente come una cartina di tornasole di se stessi, come uno specchio. Il foglio conterrà quello che noi siamo, ognuno dentro ha qualcosa, nessuno è vuoto. Io credo che in un momento di concentrazione, i ragazzi potranno tirare fuori qualcosa che appartiene loro, un pensiero, un ricordo, un’emozione, qualcosa che hanno studiato o di cui vogliano dibattere. Spero che ci sarà anche qualche traccia un po’ più intimista quest’anno per sollecitare una riflessione sul loro vissuto, comunque un vissuto importante, di portata storica.
I: e qui c’è anche la Viola Ardone scrittrice. Facendo un passo indietro, come è stato il tuo esame di maturità? Cosa ricordi?
A: io ricordo che la sera prima ho cantato la canzone di Venditti “Notte prima egli esami” che era un po’ un mio talismano come quello di tanti altri ragazzi ancora oggi. La mattina dopo sono andata a piedi verso la scuola e ricordo che mi fermavano tantissime persone per dire he erano uscite le tracce. Non c’era ancora internet, non c’erano i social quindi il social era il tam tam lungo la strada. Naturalmente non era vero nulla, uscì la poesia crepuscolare che nessuno si aspettava
I: c’è sempre un misto di tenerezza e nostalgia quando si pensa a quei momenti. Col senno di poi quante volte ci ritroviamo a dire quanto sarebbe facile affrontare queste prove
A: sì, la cosa bella però è che non è facile. Il fatto di confrontarsi con una difficoltà, è quello che ti rende poi alla fine più grande, più adulto, diverso, cambiato. Ecco, se l’esame fosse facile non ci cambierebbe nulla, non ne saremmo affatto orgogliosi. Quel pizzico di difficoltà ci vuole, è uno stimolo, adrenalina
I: Viola, grazie di aver viaggiato a bordo del Treno delle 8 e in bocca al lupo a tutti, ragazzi, insegnanti, a tutta la scuola in generale e che possa essere l’inizio di un nuovo corso
A: grazie Ida e buona scuola a tutti!