Pandemia, un anno dopo. Gaia Vicenzi: “Abbiamo imparato l’impotenza. Ecco la frustrazione e la stanchezza”

 

E’ passato quasi un anno dall’inizio della pandemia e non riusciamo ancora a venirne fuori. La nostra vita è stata sconvolta dal Covid 19, le nostre abitudini sono saltate, il distanziamento ci ha costretti a rinunciare alle relazioni. Il lockdown ha peggiorato le condizioni di molte persone. Poiché la meta è ancora lontana, il senso di frustrazione, nervosismo, stanchezza cominciano a prevalere. Cosa fare per ritrovare l’equilibrio? A Radio Kiss Kiss Italia ne abbiamo parlato con la psicologa Gaia Vicenzi

Ida: buongiorno e bentrovata

Vicenzi: buongiorno Ida, è davvero sempre un piacere

I: come ci ritroviamo alla fine di questo primo anno di Covid 19?

V: come dicevi tu, stanchi e io aggiungerei impotenti perché la dimensione è proprio quella di non riuscire a trovare una soluzione e, quindi, se prima la cercavamo adesso invece non ci proviamo neanche più. Mi viene da parlare dell’impotenza appresa, un fenomeno che accade anche agli animali. Dopo aver superato ripetuti stimoli e senza essere riusciti a risolverli, ad un certo punto anche gli animali smettono di combattere perché capiscono di non avere controllo. Ecco, noi forse abbiamo imparato l’impotenza e ci sentiamo particolarmente frustrati.

I: ed è questa la sindrome di cui parla anche l’Oms, la pandemic fatigue che riguarda 6 persone su 10 in Europa. Come si può superare questo momento?

V: quando c’è un problema, se siamo fortunati, abbiamo due modi per risolverlo: o stando sul problema, cioè si è rotta la macchina e allora cerco di portarla dal meccanico, oppure stando sulle emozioni che derivano da questo problema. Mi si è rotta la macchina, non posso andare all’appuntamento e quindi devo saper gestire la mia ansia, la mia tristezza. Ecco, ora noi non possiamo stare sul problema, non riusciamo a risolverlo, lo possiamo fare forse col vaccino ma comunque non è una soluzione a lungo termine perché deve essere rifatto. Quello che possiamo fare è stare sulle nostre emozioni e gestirle. In che modo? Cercando di limitare il più possibile quelle negative ma soprattutto cercando di amplificare quelle positive, quindi cercando di rinforzarci, di fare delle cose che ci facciano piacere. Cose non eclatanti perché se prima ci faceva piacere un viaggio, adesso non possiamo permettercelo ma magari, nella quotidianità, la ricerca di quelle piccole cose che rendono ogni giorno positivo.

I: un ascoltatore ci ha scritto che, stando a casa in questo periodo di lockdown, ha riflettuto su varie cose ed è arrivato alla conclusione che probabilmente è il momento di rivedere alcuni valori. Prendere coscienza di ciò quali cambiamenti potrebbero arrivare?

V: intanto diamo una definizione di valore così poi dopo pensiamo come si possa ricalibrare su tutta la nostra vita. Il valore che cos’è? E’ una direzione che diamo alla nostra esistenza in maniera tale da convogliarla verso quel punto. Si dice che il valore sia come un punto cardinale, non si arriva mai al Nord ma si tende a. A proposito di valori, noi effettivamente possiamo direzionare la nostra vita in una linea diversa rispetto a quella che facevamo prima. Sicuramente i valori di adesso sono più interiori, legati al nostro sé personale, se non spirituali nel senso di fede comunque legati ad una crescita personale interiore non certo fatta di connessioni col mondo esterno, dal momento che queste sono sempre evitabili, evitate e da evitare. In merito alla crescita personale, ognuno può decidere di migliorarsi leggendo di più, approfondendo la musica, cercando di curare di più il proprio aspetto perché si dice che durante questa pandemia molte persona abbiano convogliato la propria fissazione sul cibo. C’è chi invece è dimagrito, si è messo a fare per la prima volta attività fisica perché quello era l’unico modo per uscire. In questo senso, il cambiamento è miglioramento. Certo, bisogna trovare il modo per indirizzare in quella direzione le nostre energie. Già sono poche se poi le disperdiamo a lamentarci, questo non ci aiuta.

I: quand’è che ci dobbiamo preoccupare, quando è necessario chiedere aiuto?

V: anche qui la soglia è assolutamente soggettiva. Ognuno di noi ha un livello di sopportazione della fatica e del dolore diverso. Io consiglierei sempre di auto monitorarsi, osservarsi. Cosa vuol dire? Magari provare a tenere un piccolo diario per un mese in cui appuntare con una x, in maniera veloce, le giornate negative. Se alla fine di questo mese le x sono molte o vanno ad aumentare allora sarebbe opportuno chiedere aiuto. Non mi sbilancio su quante x rappresentano la soglia perché ci sono persone tendenzialmente a rischio tristezza o penso alle donne e quindi al ciclo mestruale. Dunque in questi casi, poiché lo stato d’animo non è legato al contesto ma è aleatorio, allora il discorso cambia proprio perché non c’è una motivazione vera

I: Gaia, speriamo bene. Grazie di essere stata con noi al Treno delle 8.

V: speriamo bene.

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