Sarebbero dovuti essere disponibili a partire dal 16 aprile ma molto probabilmente così non sarà. I vaccini Johnson & Johnson sono stati bloccati temporaneamente dagli Usa per sospette trombosi. Ieri sono arrivate 184 mila dosi all’aeroporto di Pratica di Mare, pronte per essere distribuite alle Regioni. Ora sono stoccate nell’hub in attesa di conoscere le decisioni degli enti preposti al controllo dei farmaci. E così, dopo Astrazeneca anche il vaccino americano finisce sotto accusa. A Radio Kiss Kiss Italia abbiamo fatto il punto insieme al Prof. Fabrizio Pregliasco
Ida: Buongiorno Prof. Pregliasco
Pregliasco: eccoci qua, buongiorno a tutti. Questi vaccini ci danno un po’ da pensare. C’è questa grande attenzione come sempre. Noi ne parlavamo anche in passato a proposito dei vaccini anti influenzali, quelli per l’infanzia e c’è sempre paura degli avventi avversi. Cosa dire allora dei farmaci che assumiamo senza tante storie, quando stiamo accettiamo di più questa scommessa rischio – beneficio. I dati, però, comunque sia per Astrazeneca e Johnson & Johnson sono irrisori, valori di probabilità bassissima e tra l’altro orientati in una quota di persone giovani. Per precauzione, quindi, direi che questi vaccini potranno, e spero, continuare ad essere usati per i soggetti più adulti dai 70 anni di età.
I: intanto Prof. Pregliasco, forse è proprio questo ad aver disorientato. Prima under 50, poi over 60. Ora anche Johnson & Johnson. Insomma la confusione ha alimentato la paura che si è radicata. Come la mettiamo?
P: questo è davvero un bel problema. C’è stata una cacofonia delle istituzioni europee che ha rovinato, diciamo così, l’immagine creando per l’appunto dei dubbi in molti cittadini. Io spero che su Johnson & Johnson ci sia una chiarezza, una trasparenza perché questo è sempre molto importante, mai nascondere le cose ma metterlo in una giusta luce. Credo e spero che davvero si possa accompagnare il massimo numero di persone a vaccinarsi perché è fondamentale. In questo momento c’è un rischio di morire elevatissimo. Anche ieri tantissimi casi e temo anche oggi con una situazione di plateau sì in miglioramento ma legato ai lockdown ai colori. Riaprendo, che è una cosa necessario, desiderata, il rischio è che potrebbe portare di nuovo ad un rigurgito di abilità del virus, quindi bisogna velocizzare, per quanto possibile, le vaccinazioni soprattutto come si è detto nei soggetti fragili.
I: qual è la differenza tra Pfizer e Moderna e Astrazeneca e Johnson & Johnson?
P: Moderna e Pfizer usano la metodica nuova dell’Rna come vaccinazione. Astrazeneca, Johnson & Johnson e Sputnik, invece, utilizzano un vettore degli adenovirus inattivati che fanno da trasportatori, in questo caso, del dna del virus.
I: c’è più rischio di trombosi con gli ultimi due?
P: qualche caso raro anche su Pfizer e Moderna è stato segnalato ma si tratta di probabilità infinitesime. Anche per Astrazeneca e Johnson & Johnson, rispettivamente 84 casi su 20 milioni di dosi e 6 casi su 7 milioni di dosi. Situazione ancora di osservazione di queste trombosi dopo queste vaccinazioni ma dei colleghi ci stanno ancora lavorando in laboratorio per capire il meccanismo che davvero sottende a questa situazione. Comunque stiamo parlando di dati di assoluta sicurezza. Andiamo a vedere un bugiardino di un qualsiasi farmaco e vedremo effetti con probabilità maggiori con danni maggiori. Lo stesso fumo di sigarette causa dieci volte tanto delle problematiche di trombosi però continuiamo a fumare imperterriti.
I: quali sono i sintomi da tenere sotto osservazione per evitare il peggio?
P: sì, questi 84 e 6 casi non sono stati tutti di decessi ma ovviamente parliamo di cose poco piacevoli. I sintomi sono dolori, mal di testa, offuscamento della vista, dolori addominali, un senso di straniamento nell’arco dei primi 7-10 giorni dalla vaccinazione. Con questi segnali, rivolgiamoci al medico perché comunque questa problematica si può affrontare, si può trattare. Non è qualcosa che determina una precipitazione della salute
I: prima di salutarla, l’ultima domanda. I sintomi del Covid stanno cambiando. Lei conferma?
P: diciamo che quella che era l’anosmia, cioè la perdita di olfatto e di gusto, è un po’ in calo. Rimane sempre evidente la febbre, dolori articolari, qualche sintomo gastroenterico che c’era anche nel passato. Potrebbe essere anche l’effetto delle varianti che fa variare il meccanismo d’azione e i danni ai vari organi, principalmente i polmoni ma non solo.
I: Prof. Pregliasco, grazie di essere stato con noi
P: grazie a voi