
“Dovete sapere che quando ero ragazzino avevo una passione per le carte geografiche: potevo starmene per delle ore a guardare la carta del Sud America, dell’Africa o dell’Australia e lasciarmi andare alle gloriose fantasie dell’esplorazione. A quell’epoca vi erano ancora molte zone inesplorate sulla terra e quando vedevo su una carta una di quelle zone che sembrava particolarmente invitante (in realtà, sono tutte invitanti), ci mettevo il dito sopra e dicevo: “Quando sarò grande andrò qui!”.
Le parole di Joseph Conrad sintetizzano perfettamente ciò che da sempre le mappe geografiche rappresentano nell’immaginario collettivo: avventura e conoscenza di mondi sconosciuti. Nel tempo, però, le carte sono diventate anche strumenti di potere da parte di Paesi che, proprio attraverso i cambiamenti dei confini, estendono il loro dominio geopolitico. L’ultimo caso risale a qualche giorno fa con Donald Trump che ha cambiato il Golfo del Messico in Golfo d’America.
A Radio Kiss Kiss Italia ne abbiamo parlato con Riccardo Morri, docente di geografia alla Sapienza di Roma e Presidente dell’Associazione Italiana Insegnati di Geografia.