Emily ha vent’anni e non si aspettava di diventare madre così presto. Con Will, conosciuto per caso in un pub, ha un rapporto tiepido, troppo timidi entrambi, forse, troppo poco innamorati. Ma la notizia della gravidanza, per quanto giovanissimi, li unisce in un progetto grande e nuovo, e decidono di provare a essere una famiglia. Quando il loro bambino, Matt, ha quattro mesi, però, qualcosa cambia inesorabilmente. Un ritardo cognitivo, dicono, un disturbo della crescita, un problema cerebrale. Sono parole che lentamente iniziano a farsi spazio nella vita della giovane coppia. Due bambini disperati accanto a un bambino di pochi mesi. È qui che la loro storia si intreccia a quella di Nadia, pediatra di successo, donna bella, carismatica, decisa, il senso di onnipotenza di chi ha sempre avuto tutte le risposte, come in questo caso, di fronte a Matt. Comincia una battaglia prima tra le mura della camera d’ospedale poi sui social network, sulle pagine dei giornali e, infine, in tribunale. È lo scontro tra l’occhio della scienza e quello dell’amore, tra due donne che sembrano così distanti, avvicinate solo dalla tenacia irriducibile di uno scricciolo di pochi chili che cambierà per sempre le loro esistenze.
Questo romanzo, liberamente ispirato alla storia vera di Alfie Evans, è un inno alla vita, un racconto profondo e indimenticabile sulla paura e sul coraggio che hanno forme inaspettate. Un romanzo struggente e delicatissimo che cambia il nostro modo di vedere le cose.
Classe 1986, Elena Premoli si è laureata in Scienze Linguistiche per le Relazioni Internazionali con un’attenzione particolare allo studio del cinese mandarino. Ha vissuto a Milano, Pechino e Shanghai, e si è infine stabilita sul Lago di Como. Si è classificata ai primi posti in diversi concorsi di narrativa, tra cui il Premio Chiara Giovani. È mamma di due bambine, e dalla maternità è nata l’ispirazione per questo romanzo.