Il Festival di Sanremo è destinato a fare la storia della tv italiana. Gli ascolti portati a casa da Amadeus hanno battuto ogni record. La serata finale è stata vista da 13 milioni di spettatori con uno share del 64%. Ma come si spiega questo successo? A Radio Kiss Kiss Italia ne abbiamo parlato con Antonio Dipollina, critico televisivo di Repubblica.
Ida: buongiorno Antonio
Dipollina: buongiorno a te, buongiorno a tutti
I: ti sei riposato dopo le nottatacce?
D: sono riuscito a recuperare una dormita decente in ore decenti, di lunghezza accettabile
I: ma questo Festival che dura quanto un kolossal ogni sera, ma perché? Non lo si può accorciare un po’ per consentire a noi comuni mortali di guardarlo dall’inizio alla fine?
D: dipende anche da come va il Festival perché incredibilmente quest’anno dove girava tutto per il verso giusto, alla fine c’era gente che diceva “ ma no, andiamo avanti anche la prossima settimana”. Tu hai ragione ma dipende dal Festival, dall’edizione e da quello che sta succedendo. Noi seguivamo le scalette, non era mai successo che si fosse sempre in orario perfetto o quasi, tranne forse la era delle cover dove si è andati un minimo lunghi rispetto a quello che si era previsto. Ricordo, invece, che l’anno scorso ogni serata si era conclusa un’ora dopo, all’una ci sembrava quasi miracoloso. Stavolta andava tutto talmente per il verso giusto che siamo passati tranquillamente sopra questa cosa e non solo, qualcuno ha detto datecene ancora
I: intanto quest’anno si aspettava il Festival con una sensazione diversa. Era l’attesa per qualcosa che potesse portarci fuori dal buio in cui ci ritroviamo ormai da due anni. E credo che questa edizione abbia ampiamente risposta a questo bisogno. La conferma arriva da quel 64.9% di share dell’ultima sera.
D: è tutto vero quello che hai detto, è andata in quel modo. La speranza era anche questa ed evidentemente questi sentimenti di voglia di uscire o di intravedere comunque una luce in fondo al tunnel e di andare tutti verso quella direzione, questo è sicuramente scattato. Non solo, ma ti ricordo che fino a una settimana fa, consideravamo l’edizione dell’anno scorso come qualcosa di strano ma che comunque si era portato a casa un bel risultato. Poi abbiamo scoperto che il pubblico aveva molto meno voglia, era molto di meno. Abbiamo preso atto che forse Amadeus ha fatto il vero miracolo l’anno scorso in quelle condizioni. Quest’anno sono scattate tutte quelle cose che hai detto tu, anche quella voglia di stare insieme. Probabilmente si sono di nuovo fatte le riunioni nelle case con gli amici per vedere insieme il Festival, cosa che l’anno scorso sulla carta non si poteva proprio. Queste sono cose forti
I: il momento più bello, più alto e quello assolutamente da cancellare
D: non è semplicissimo. Il momento più alto è stata quasi un’assenza. Fino a lunedì e poi martedì lo abbiamo visto in scena – sto parlando di Fiorello – si pensava che senza di lui non si andasse da nessuna parte. Poi Fiorello ha fatto solo la prima serata, è sparito. Si sono sentiti tutti un po’ più soli come Amadeus e ci chiedevamo ma dove va Ama senza Fiorello. Beh, è andato dappertutto e a quel punto ha saputo gestire ogni momento con gli ospiti alla perfezione. Qualunque cosa succeda è stato il momento più bello del festival perché si aspettava anche quello dopo e ci si tranquillizzava tutti. Per qualche motivo, Fiorello ha deciso di non esserci ma va bene tutto lo stesso, forse anche meglio. Ci sono stati alcuni momenti della serata delle cover molto interessanti, considerato il pubblico piuttosto adulto. E quando Gianni Morandi e Jovanotti sono usciti insieme, ecco quello è stato un momento alto. Hanno fatto quel medley e noi ci siamo sentiti come fossimo a Broadway, la nostra piccola Broadway.
I: Gianni Morandi e Jovanotti, azzecatissima la scelta dei pezzi. L’apertura delle braccia di Jovanotti mi ha riportato a Domenico Modugno e alle sue braccia spalancate nel 1958, proprio a Sanremo con Volare. E’ un paragone azzardato, secondo te?
D: non solo non è azzardato ma ci sono i titoli delle canzoni a dimostrarlo. Con Modugno si pensò che si poteva volare nelle nostre vite, nella nostra storia, nella socialità di tutti. Si è scoperto che possiamo riaprire tutte le porte che abbiamo dovuto tenere chiuse per un bel po’. Va benissimo come metafora, come momento simbolico
I: visto il grande successo di questa edizione, come si dice “squadra che vince non si cambia”. Sarà un Amadeus quater?
D: io mantengo qualche dubbio perché ricordo benissimo l’anno scorso quando Amadeus disse non se ne parla nemmeno di fare il terzo. E poi è andata come sappiamo. Amadeus non esclude nulla, francamente immaginarlo diversamente, condotto da qualcun altro si fa un po’ di fatica anche perché chiunque altro, anche il più forte su piazza, prima di dire “ beh, vado ad ereditare quel 64%” parte dalla consapevolezza che se solo fa il 62% gli diranno ..beh, però Amadeus. Quindi verrà un po’ di paura.
I: intanto grazie di essere stato con noi e buona giornata
D: grazie a voi!