Arriva da giovedì 23 febbraio in 400 sale il nuovo docufilm di Mario Martone “Laggiù qualcuno mi ama”. A pochi giorni dal 19 febbraio, data in cui Massimo Troisi avrebbe compiuto 70 anni, si aggiunge un altro omaggio all’indimenticato attore regista di San Giorgio a Cremano. Presentato al Festival di Berlino nella sezione special, il film di Martone racconta il suo viaggio personale nel cinema di Massimo Troisi con l’intento di metterne in luce la qualità del grande regista, non solo quindi le capacità di attore comico. Ne abbiamo parlato proprio con il cineasta a Radio Kiss Kiss Italia
Ida: Buongiorno! Abbiamo a bordo con noi stamattina Mario Martone per parlare del tanto acclamato docufilm “Laggiù qualcuno mi ama” presentato lo scorso venerdì al Festival di Berlino e che come ci raccontava Anna Pavignano ha avuto un bellissimo successo soprattutto in sala
Martone: buongiorno, sì è stato accolto con grande entusiasmo e grande curiosità perché Massimo Troisi era conosciuto all’estero solo per “Il postino” quindi la scoperta ha ravvivato una certa curiosità per il regista oltre che per il comico attore. Ed infatti non sono mancate le risate in sala e devo ammettere è stato bello.
I: guardando il suo film, Laggiù qualcuno mi ama, si parte da un contesto storico in cui comincia a muoversi Massimo Troisi. L’apertura è infatti dedicata ai movimenti che cominciavano a cambiare sia la società e ovviamente anche Napoli ed è uno spunto interessante per capire il cinema di Troisi.
M: Sì perché Massimo Troisi è stato poco considerato come regista sia perché la sua grandezza come attore oscurava la qualità dei suoi film agli occhi di chi non voleva leggerli e sia perché è sempre stato una persona elegante, capace di fare un passo indietro. In realtà, secondo me era invece un regista di prima grandezza ed ho voluto provare a raccontarlo partendo dal contesto storico in cui si è formato come artista, gli anni 70 che hanno generato due geni come Massimo Troisi e Pino Daniele. Il suo cinema è stato in grado di raccontare soprattutto le trasformazioni, quelle giovanili e quelle di una società in evoluzione, le figure femminili che cambiano, donne forti rispetto alle quali è lui quello fragile, un rovesciamento dei ruoli che ritorna oggi e dimostra quanto il suo cinema fosse avanti.
I: ed è proprio come dice lei, introducendoci in questo viaggio, “Il cinema di Troisi per me era bello perché aveva la forma della vita”
M: sì, perché i film di Troisi avevano una capacità di divagare, di muoversi in maniera sparpagliata, avere momenti più accesi, lenti…appunto la forma della vita. Mi ricordava il cinema della Nouvelle Vogue, il cinema che raccontava l’amore, la vita ed i rapporti sociali in modo giovanile. E in Italia il cineasta d’eccellenza era per me Massimo Troisi.
I: meraviglioso! Infatti quando all’inizio c’è il parallelismo con “I 400 colpi di Truffaut si accende una lampadina nello spettatore, lei è riuscito a sottolineare le similitudini tra la Nouvelle Vogue e Massimo Troisi. Ma ce ne siamo resi conto adesso, Martone?
M: mah, insomma io ho fatto proprio un viaggio personale, infatti in questo film mi si vede, cosa inusuale per me ma volevo fosse un vero e proprio dialogo tra due registi, mostro inquadrature, sequenze. Questo film è speciale soprattutto perché è stato possibile grazie ai miei produttori montare sequenze dei film di Massimo, e non è facile. Grazie a questo, sono riuscito a tessere un corpo a corpo con il suo cinema, ad entrare nei dettagli e devo dire che il film di Giuseppe Tornatore su Ennio Morricone è stato bello soprattutto per questo. Ed è così che ho deciso di affrontare il racconto di Massimo Troisi artista, con una vera attenzione. La cosa bella è che gli spettatori stanno al gioco, le proiezioni che stiamo vedendo sono piuttosto felici d ritrovare Massimo e in questa forma qui
I: assolutamente sì, lei fa da Cicerone in maniera egregia e ha superato anche la prova davanti alla macchina da presa
M: grazie
I: c’è una cosa poi , oltre la comprensione dei sottotesti presenti all’interno dei film che colpisce in maniera particolare: vedere le pagine del diario in cui annota il momento in cui sta veramente male, quel dannato 1976. Lei, insieme ad Anna Pavignano avete dimostrato documenti inediti e personali ed è stato un dolore poterli vedere e riviverli.
M: certo, è stato un anno tremendo, la malattia si era aggravata, si è dovuto operare in America ma è anche la data della sua nascita. Le pagine del diario seguono, danno conto della sofferenza, preoccupazione e ansia ma via via sono sempre più incoraggianti e incoraggiate. Raccontano la gioia, la forza. Raccontano le energie ritrovate tant’è che al suo ritorno mette in piedi “I Saraceni” che diventeranno poi “La Smorfia”. Bisogna pensare quindi che l’operazione dà a Massimo un lungo pezzo di vita, stava benissimo, lui non si è fatto piegare dalla malattia, dalla preoccupazione e ha capito che rapporto avere con essa. Quando poi si è ripresentata la malattia e lui ha comunque deciso di girare “Il postino” è stata una scelta fatale, ma chi può dire le cose come sarebbero potute andare, è stata una sua scelta e dobbiamo amarla, rispettarla e comprenderne le ragioni d’artista.
I: prima di salutarla bisogna dire che ha lottato insieme a Pino Daniele e quell’ondata artistica contro gli stereotipi che accompagnavano Napoli. Poi, siete arrivati voi con il teatro, lei, Toni Servillo che avete continuato quest’opera. Oggi, Martone, a che punto siamo? Napoli ha fatto un passo indietro o sta proseguendo quello che avete cominciato?
M: oggi siamo in un mondo diverso, ogni città deve recitare se stessa per il turismo di massa, per la globalizzazione e se Napoli deve recitare se stessa diciamo che è avvantaggiata, è una storia secolare. A me diverte abbastanza vedere Napoli nell’era della globalizzazione ma mi pare se la cavi egregiamente.
I: bene, con grande “Nostalgia”, mi rifaccio al suo bellissimo film precedente, abbiamo ricordato Massimo Troisi e ci salutiamo con un caro amico di Massimo che chiude il suo film “Laggiù qualcuno mi ama” da oggi in 400 sale, Pino Daniele con “Quando”. Mario Martone grazie di essere stato nostro ospite quest’oggi.
M: Grazie a te e grazie a voi!