Zerocalcare a KKI:”Vorrei che i media raccontassero la periferia in maniera più vera e meno spettacolare”

Zerocalcare torna con una nuova serie tv su Netflix dopo il grande successo di “Strappare lungo i bordi”. Nel corso delle sei puntate non mancano nuovi spunti di riflessione immersi nello stesso universo narrativo con gli amici di sempre che si muovono, ovviamente, nella sua periferia

A Radio Kiss Kiss Italia ne abbiamo parlato proprio con Zerocalcare

Roby: Il 9 giugno su Netflix è uscita una delle serie tv più attese dell’anno: Questo Mondo non mi renderà cattivo. Benvenuto Michele!

Zerocalcare: ciao e grazie mille

R: il grande successo della prima serie Strappare lungo i bordi ha in quale modo reso più difficile l’approccio ai temi di Questo mondo non mi renderà cattivo in termini di responsabilità ed aspettative di fan ed addetti ai lavori?

Z: dal punto di vista proprio emotivo mio si, ovviamente quando uno ha avuto così tanto consenso intorno a una cosa, la tentazione è quella di rifarla uguale perché ha paura di perdersi la gente per strada. Invece rispetto alle responsabilità, proprio perché era andata bene aveva senso, proprio per onestà verso gli spettatori fare qualcosa di diverso, anche a costo di non fargli ritrovare esattamente lo stesso sapore.

R: in effetti ne parli anche nella serie, come Zero si riflette rispetto ai temi e di quanto sente il peso delle cose da dire. Tornando alla serie. Un vecchio amico torna a casa dopo tanto tempo questo è l’incipit iniziale che poi diventa un modo per parlare di tematiche difficili a cui tu sei legato. Che approccio hai usato per parlare di cose difficili in maniera leggera?

Z: sapevo che questi temi sarebbero stati divisivi. Però avevo la prima serie che aveva fatto conoscere i personaggi al pubblico quindi in qualche modo erano anche affezionati a loro. La mia idea era provare a raccontare cose su cui non tutti la pensiamo allo stesso modo, nella maniera più onesta possibile senza nascondere il mio punto di vista, cercando di capire ed indagare sulle ragioni di chi la pensa diversamente da me. Poi cerco di mettere sempre cose divertenti e sdrammatizzanti che mostrano il ridicolo del mio punto di vista, proprio per cercare di non prendere troppo sul serio il linguaggio ed essere rispettoso verso i temi

R: nella serie tu fai una critica costruttiva al mondo della comunicazione che spesso più che analizzare i temi e parlarne in maniera critica crea mostri che dividono e servono a fare audience.

Z: si soprattutto quando si parla di periferie io questa cosa la sento molto forte, non vedo mai raccontata la complessità del mondo in cui abitano un sacco di persone ma c’è sempre il tentativo di pescare i personaggi più folcloristici e trasformarli nei simboli di quei posti per farne vedere solo il degrado e la violenza. In realtà le periferie sono poste normali dove c’è quello che non è mai uscito dal quartiere che spaccia da quando ha 12 anni come c’è quello che studia per il dottorato di astrofisica. Insomma mi piacerebbe che l’informazione raccontasse queste cose in maniera meno spettacolare ma più vera.

R: ma alla fine il corso di dizione lo hai fatto o no? Perché anche nel trailer ti auto infliggi questa problematica del tuo essere troppo romano.

Z: diciamo che è stato il grande tormentone della prima stagione. Non l’ho fatto perché ritengo che in qualche modo si capisse quello che dicevo.

R: assolutamente sì. Grazie Michele di essere stato con noi

Z: grazie a voi.

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